
L'abbraccio caloroso che Volodymyr Zelensky riserva a Giorgia Meloni spazza via le polemiche sulla mancata partecipazione della premier alle riunioni dei «volenterosi» a Kiev e a Tirana. Succede a piazza San Pietro, prima dell'inizio della cerimonia per l'esordio del Pontificato di Leone XIV, ed è chiaro dal suo gesto che il presidente dell'Ucraina non ha dubbi sul fatto che il governo italiano sia al suo fianco. La scena avviene sotto lo sguardo di Sergio Mattarella, Zelensky stringe la mano del presidente della Repubblica, fa lo stesso con il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.
In prima fila, accanto alla premier e a Mattarella c'è la figlia Laura, che ha il velo nero sui capelli, un ritorno alla tradizione gradito a Papa Prevost come il privilegio delle regine cattoliche come Letizia di Spagna di vestire in bianco. Giorgia no, tiene scoperto il capo biondo durante la messa, come la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, che sostituisce Ignazio La Russa, assente per la prima comunione della nipotina.
Quando inizia la messa solenne Leone XIV polarizza l'attenzione di tutti. Commentando su X l'inizio del Pontificato il capo del governo scrive poco dopo: «C'è un legame indissolubile tra l'Italia e il Vicario di Cristo. Il popolo italiano guarderà a lui e alla Chiesa come guide e punti di riferimento, in questo complesso tornante della storia».
A San Pietro ci sono i grandi della terra, 156 delegazioni di ogni parte del mondo e una folla di oltre 200 mila fedeli, ma tutto funziona nella capitale. E Meloni da Palazzo Chigi, dove qualche ora dopo fa incontrare il vicepresidente Usa J.D. Vance e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, vuole «ringraziare tutte le persone che hanno lavorato affinché oggi (ieri, ndr.) fosse una giornata perfetta, che dà lustro all'Italia, alla sua capacità organizzativa e alla sua capacità di ospitare i propri omologhi».
L'occasione di San Pietro facilita le relazioni diplomatiche e a margine della cerimonia la premier incontra anche il presidente israeliano Isaac Herzog.
Quella italiana è la delegazione più nutrita e dopo la messa entra nella basilica per i saluti al Papa, la prima presentazione dei rappresentanti delle istituzioni. Mattarella si porta più volte la mano destra sul cuore mentre parla sorridente con Leone XIV, prima di introdurre la figlia. Poi arriva la premier con il suo tailleur blu notte, un gran sorriso e una camminata decisa, si china a sfiorare l'anello del Pescatore, c'è uno scambio di frasi tra i due, prima che sia il turno del presidente della Camera Lorenzo Fontana, di Ronzulli a rappresentare il Senato, del presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che si china rigoroso a baciare l'anello, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani il colloquio è un po' più lungo.
Ma fuori, ad assistere alla messa, c'erano anche altri, ex premier come Mario Monti, Paolo Gentiloni e Matteo Renzi, ministri come il titolare della Cultura Giuli, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l'ambasciatore italiano presso la Santa Sede Francesco Di Nitto, l'ex presidente della Camera Pierferdinando Casini.
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