La Prescrizione lunga ci farà sprofondare

La prescrizione si allunga come un guinzaglio senza fine

La Prescrizione lunga ci farà sprofondare

Si mercanteggia sugli anni, ma il trend è segnato: la prescrizione si allunga come un guinzaglio senza fine. E rischia di diventare ancora più incombente quando si contesta la corruzione. Diciassette, diciotto, addirittura ventun anni e mezzo di tempo per raggiungere il criminale e stanarlo. Perfetto: avremo indagini chilometriche e manette distribuite equamente nel tempo, a scoppio ritardato. La giustizia, in perenne affanno, può tornare a respirare, i cittadini un po' meno.

Ci ripetiamo come un mantra che i processi devono essere celeri e che il giudizio deve affrettare il passo e troviamo il sistema per sistemare colpe e sospetti nella comoda cuccia del futuro remoto. Invece dell'acceleratore si schiaccia il freno: se un pm ha bisogno di 180 minuti per andare in gol, gli si danno quei 180 minuti. E non si fa nulla per spingere subito in porta quel magistrato. Anzi, guai a fischiare prima. Certo, si sa, molti illeciti vengono scoperti a distanza di anni, ma c'è o dovrebbe esserci anche il diritto al giusto processo. L'articolo 111 dovrebbe valere qualcosa. Invece per esigenze di investigazione la partita dei pm diventa una saga. Sempre con nobili motivazioni, sempre per sconfiggere il male, sempre, ci mancherebbe, per perseguire chi altrimenti la farebbe franca. Sacrosanto.

Nessuno vuole una giustizia debole e impacciata, che balbetti la propria impotenza e denunci la propria povertà. Ma nemmeno possiamo immaginare che il sospetto diventi una condizione semipermanente e che innocenza e colpa diventino categorie di lungo periodo. Cosi si rischia di dare un colpo ulteriore a un sistema che funziona male, a singhiozzo, come dimostrano le sentenze di condanna della Corte di Strasburgo: una vergogna che ci portiamo addosso. Insieme alle inspiegabili anomalie di tribunali che viaggiano ad un buon ritmo macinando fascicoli su fascicoli e altri che arrancano. Con un velo a coprire tutto, pregi e difetti, tempismo e ritardo, velocità e lentezza. E con una divaricazione ulteriore fra la fase dell'inchiesta e quella del dibattimento che più di un pm lascia volentieri sullo sfondo.

Intendiamoci: la questione non è affatto banale, molti procedimenti finiscono in cenere, ci sono imputati che giocano con la prescrizione come con un alleato prezioso. L'opinione pubblica s'indigna davanti ad un finale del genere. Tutto vero. Come gli appelli dell'Europa a mettere più sabbia nella clessidra dei pm. Tutto in linea. E si dovrà anche verificare il tipo di accordo che alla fine verrà raggiunto, se Renzi manterrà la volontà di chiudere in un modo o nell'altro la questione. Le diverse soluzioni sul tavolo offrono risposte diverse. Più o meno elastiche.

Ma quel che si profila all'orizzonte non convince: invece di sfoltire una volta per tutte la matassa inestricabile dei procedimenti, insomma invece di depenalizzare come si promette da troppo tempo, e di concentrare le risorse e le energie sugli illeciti più gravi, si decide di consegnare il tempo nelle mani dell'accusa.

Un passo avanti che rischia di tradire la Costituzione. E che non riconcilierà gli italiani con la giustizia.

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