Prescrizione, pace già finita Pd e M5s distanti anni luce

Renzi (ko sul lodo Annibali) perde il primo round, ma la riforma del processo riapre lo scontro nei giallorossi

Prescrizione, pace già finita Pd e M5s distanti anni luce

«B asta mediazioni sulla prescrizione». Dj Fofò, alias il ministro della Giustizia Bonafede, vuole stravincere. E il suo avvertimento non è diretto tanto a Matteo Renzi e ai ribelli di Italia viva, quanto al Pd.

La maggioranza infatti è ancora in altissimo mare sulla giustizia, il Consiglio dei ministri convocato per oggi pomeriggio slitterà probabilmente a tarda ora, il testo della famosa riforma del processo penale by Bonafede non è ancora definito perché «ci sono diverse cose da approfondire», dicono i dem. È quindi assai incerto che la strombazzata riforma venga licenziata oggi. E, soprattutto, rischia di essere tolto dal tavolo del Consiglio il celebre lodo Conte: tra Pd e Cinque stelle non c'è accordo sul testo confezionato da Bonafede.

A poco insomma è servito il voto blindato con cui Pd e Cinque stelle, ieri pomeriggio, hanno respinto in commissione alla Camera, 40 (Italia viva e opposizione) sì contro 49 no Pd-M5s, il cosiddetto lodo Annibali, ossia l'emendamento al Milleproroghe firmato da Lucia Annibali con la proposta renziana di «congelare» per un anno l'abolizione della prescrizione voluta dalla ex maggioranza grillo-leghista, in attesa di trovare un accordo su come modificarla. «Bonafede ha due mesi: o trova una soluzione o a Pasqua votiamo la sfiducia. Se non cambia la prescrizione non mangia la colomba», fa sapere Renzi.

«È finita la sceneggiata», proclamano dal Nazareno. Ma il problema per il Pd è tutt'altro che risolto. Oggi il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto dare via libera al disegno di legge delega sul processo penale, e anche al lodo Conte che ripristina i tempi di prescrizione per gli assolti in primo grado (e sul quale rimangono seri dubbi di costituzionalità). La maggioranza ha già dovuto rinunciare a presentarlo come emendamento al Milleproroghe, causa inammissibilità. I Cinque stelle, essendo riusciti a trascinare i Dem nella battaglia contro il congelamento della riforma (che pure lo stesso Pd, qualche mese fa, aveva chiesto) ora sperano di riuscire a tenersi la legge anti-prescrizione così com'è. Quindi il ministro Fofò ha lasciato trapelare l'idea di inserire il lodo Conte nel testo della riforma del processo penale: un modo per rinviare la modifica alle calende greche. «Vuole stravincere», lamentano dal Pd. Che si è opposto: «O si fa un ddl del governo ad hoc, oppure si presenta una proposta di legge parlamentare della maggioranza. Se saremo compatti, può essere varata in un paio di mesi», dice il capogruppo dem in commissione Giustizia, Michele Bordo. Ma a mandare fuori dai gangheri il Pd è stato il testo del lodo Conte, messo a punto da Bonafede, che ieri è stato mostrato alla maggioranza. «Inaccettabile», dicono dem e Leu.

Nel frattempo è piombata la notizia di una nuova grana per il governo: Forza Italia ha presentato un insidioso emendamento al ddl sulle intercettazioni, all'esame del Senato, che propone di tornare al regime antecedente della prescrizione, quello firmato Andrea Orlando. Il Pd sarebbe costretto a votare contro la propria norma, e se sull'emendamento convergessero voti di maggioranza (a cominciare da Italia viva) i numeri potrebbero ballare molto. Tanto che ieri sera è stato convocato un vertice di maggioranza al Senato per studiare le contromisure. L'ala garantista del Pd, con il capogruppo in Senato Andrea Marcucci, cerca una mediazione per ricucire con i renziani ed evitare i rischi di incostituzionalità. L'idea è quella di modificare il lodo rinviando il blocco della prescrizione a dopo il giudizio d'appello, per condannati e assolti. Ma Bonafede fa la voce grossa: «Nessun lodo Conte ter, il testo resta quello. Basta mediazioni».

Nella rissa generale, l'unico afflato bipartisan è sulla

solidarietà proprio a Lucia Annibali, pesantemente attaccata sui social per la sua battaglia garantista da messaggi che inneggiano all'uomo che la sfregiò con l'acido: tutti con lei, dalla Boldrini alla Meloni, dal Pd a M5s.

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