«Caro Beppe Grillo, non ti permettere». A sera, Matteo Renzi rompe il silenzio di una giornata dedicata alla famiglia, in quel di Pontassieve, per replicare con appassionata veemenza al colpo basso dell'ex comico, che lo ha accusato di aver «rottamato» il padre, trascinato nel tritacarne dell'inchiesta Consip.
Su Facebook l'ex premier pubblica un lungo, accorato messaggio pubblico a Grillo, che immediatamente riceve decine di migliaia di like e di condivisioni: «Non sono qui per discutere di politica», spiega, né per ricordare ai Cinque Stelle il loro garantismo a corrente alternata e solo per se stessi, mentre «quando è stata indagata la Raggi io ho difeso la sua innocenza» fino a prova contraria. Ma «da giorni il tuo blog e i tuoi portavoce attaccano mio padre perché ha ricevuto qualche giorno fa un avviso di garanzia», ricorda. «È la seconda volta in 65 anni di vita che mio padre viene indagato. La prima volta fu qualche mese dopo il mio arrivo a Palazzo Chigi: è stato indagato per due anni e poi archiviato perché semplicemente non aveva fatto niente. Vedremo che cosa accadrà: la verità arriva, basta saperla attendere». Poi l'affondo: «Ma tu, caro Grillo, oggi hai fatto una cosa squallida: hai detto che io rottamo mio padre. Sei entrato nella dinamica più profonda e più intima la dimensione umana tra padre e figlio senza alcun rispetto. In modo violento. Tu hai cercato di violare persino la dimensione umana della famiglia. Non ti sei fermato davanti a nulla, strumentalizzando tutto». E qui Renzi passa a raccontare a Grillo (e al pubblico) chi sia «il mio babbo»: «È un uomo di 65 anni, tre anni meno di te. Probabilmente ti starebbe anche simpatico, se solo tu lo conoscessi. È un uomo vulcanico, pieno di vita e di idee (anche troppe talvolta)». E dopo aver ricordato i momenti della vita condivisa con il padre, Renzi conclude con durezza: «Buttati come sciacallo sulle indagini, se vuoi, caro Grillo. Mostrati per quello che sei. Ma non ti permettere di parlare della relazione umana tra me e mio padre. Perché non sai di che cosa parli e non conosci i valori con i quali io sono cresciuto. Spero che i tuoi nipoti possano essere orgogliosi di te come lo sono di Tiziano Renzi i suoi nove nipoti. E spero che un giorno ti possa vergognare anche solo un po' per aver toccato un livello così basso».
Parole scritte di getto sull'onda dell'indignazione per la «bassezza umana» dell'invettiva del comico, spiegano i suoi. Ma dal punto di vista della comunicazione (materia di cui Renzi senz'altro si intende), l'effetto è impressionante: in pochi minuti, il post in difesa del babbo diventa il più citato sui social, e nella valanga di commenti anche chi si dichiara lontano o politicamente ostile a Renzi ne plaude la difesa dei legami familiari: «Stavolta sono con te». E contro Grillo, investito da un'ondata di critiche per la rozzezza dell'attacco personale. Il botta e risposta via blog dei due, insomma, pare avere un vincitore morale sicuro, a giudicare dalle reazioni del pubblico social.
E non è un risultato da poco, per chi come Renzi esce da una settimana di passione in cui si è ritrovato investito da una bufera mediatico-giudiziaria sia sul piano personale che politico. E ora ha davanti una campagna per le primarie assai più in salita del previsto. Una campagna in cui viene insidiato dal populismo destrorso di Michele Emiliano ma anche, sul fronte della sinistra, da Andrea Orlando. Per questo Renzi ha deciso di percorrere l'Italia in «ticket» col l'ex Ds Maurizio Martina, che avrà il compito di dimostrare la «inclusività» del segretario uscente, presidiando il fronte sinistro. «Il Pd non ha bisogno di guardare alla provenienza, ma di costruire una nuova appartenenza», dice il ministro dell'Agricoltura.
Ieri un sondaggio di Ilvo Diamanti per Repubblica dava il Pd in calo di due punti rispetto al
mese scorso: 27,2%, scavalcato dai 5 Stelle al 28,8%. Ma sul fronte interno Renzi guida saldamente le previsioni sulla corsa congressuale. Tra gli elettori del Pd, ben l'85% voterebbe per confermare il segretario uscente.
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