Inter e Milan fanno sul serio. Dalle parole, spesso in libertà, specie quella del presidente rossonero Paolo Scaroni a Losanna a poche ore dal voto su Milano-Cortina, stanno per passare ai fatti. Anzi, per essere precisi, al progetto vero e proprio di uno stadio per due, modernissimo nella concezione, da costruire nella stessa zona di San Siro in modo da usufruire delle infrastrutture (la fermata lilla della metropolitana). È stato «preannunciato» ieri nel corso di un incontro, definito dalla comunicazione rossonera e nero-azzurra «molto cordiale», a palazzo Marino ospiti del sindaco Beppe Sala. L'appuntamento, per svelare il disegno del nuovo impianto, è stato fissato per martedì prossimo e sarà il passaggio «istituzionale» che Inter e Milan hanno concordato prima di procedere al bando.
Sala, dal suo punto di vista, ha una sola «linea del Piave»: fino al 2026 San Siro rimarrà in piedi poiché è vincolante la sua sagoma per la cerimonia d'apertura dei Giochi invernali italiani. Soltanto dopo quel prestigioso appuntamento si discuterà del suo utilizzo futuro che non potrà certo essere sostenuto economicamente dalle casse comunali o dai concerti estivi. In questi anni è stato il canone d'affitto pagato dai due club calcistici di Milano a renderlo compatibile con il bilancio.
E i lavori di straordinaria manutenzione effettuati negli ultimi anni (specie per renderlo a 5 stelle così da ospitare una finale di Champions league) sono stati finanziati con quelle cifre. San Siro di sicuro dovrà essere abbattuto provocando le inevitabili proteste del popolo dei romantici. Massimo Moratti, ex presidente dell'Inter, per esempio subirebbe una ferita al cuore nel vedere staccate dalle pareti del primo anello centrale le targhe che ricordano le grandi imprese calcistiche di Inter e Milan. «Saranno trasferite al nuovo stadio» fanno sapere quelli di Elliott. Il Milan ha più fretta dell'Inter e di Suning che pure ritiene strategico la costruzione di uno stadio, sia pure in condivisione. È giustificata dai tempi di realizzazione dell'impianto, previsti dalla task force di esperti che ha lavorato al dossier, nell'estate del 2023, domani a giudicare dai tempi biblici della burocrazia italiana.
Il motivo è noto: il fondo americano può inserire nel suo «portafoglio» il patrimonio immobiliare per rendere più appetibile la cessione del club rossonero. E qualora ci fossero ritardi nella consegna dei lavori, la presenza di San Siro fino al 2026 è una garanzia.
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