New York «Una guerra nucleare potrebbe scoppiare in qualunque momento»: con queste parole Pyongyang rilancia la sfida, mentre il vice presidente Usa Mike Pence serra le fila sotto il 38esimo parallelo nel corso della visita ufficiale nella penisola. L'avvertimento arriva dall'ambasciatore Kim In-Ryong, vice rappresentante permanente della Nord Corea all'Onu, che accusa gli Stati Uniti di «disturbare la pace e la stabilità globale, insistendo in una logica da gangster». E sottolineando che il regime «adotterà contromisure più pesanti» contro i provocatori. Mentre il vice ministro degli Esteri Han Song-Ryol ha assicurato che se gli Usa «saranno così spericolati da usare mezzi militari» sarà «guerra a tutto campo», oltre ad ribadire che Pyongyang continuerà i test missilistici «su base settimanale, mensile e annuale».
Il leader Kim Jong-un voleva mostrare i muscoli e la forza del suo esercito lanciando un missile proprio mentre Pence era in arrivo a Seul, all'indomani della grande parata militare in onore del 105esimo anniversario della nascita del padre fondatore Kim Il-sung. Ma il tentativo è fallito, con il vettore balistico esploso pochi secondi dopo il lancio. Pence, comunque, ha bollato il test come una «provocazione». «L'era della pazienza strategica è finita», ha tuonato, gli Usa e i suoi alleati utilizzeranno «mezzi pacifici o in ultima analisi qualsiasi mezzo necessario» per proteggere la Corea del Sud e stabilizzare la regione. Il vice del presidente Donald Trump ha visitato la «zona demilitarizzata» (Dmz) al confine tra le due Coree, e qui ha ribadito che «tutte le opzioni sono sul tavolo» per fare pressione sul regime affinché abbandoni il suo programma nucleare. Mentre The Donald, da parte sua, ha assicurato che Pechino sta lavorando con gli Usa per risolvere «il problema nordcoreano». E alla Cnn ha precisato: «Spero che sia possibile una soluzione pacifica», ma la Corea del Nord «deve comportarsi bene».
Nel frattempo si indaga sul motivo del fallimento del lancio missilistico. Non è la prima volta che un test non va a buon fine, ma questo fatto suscita domande in un momento in cui l'escalation della tensione nella penisola è massima, tra i proclami di Kim e la massiccia mobilitazione degli Stati Uniti, con l'«Armada» mossa da Trump e pronta a rispondere in caso di minaccia. Secondo fonti internazionali c'è la possibilità che il test sia fallito a causa del sabotaggio a distanza degli americani, attraverso un cyber-attacco condotto da hacker al servizio di Washington. La teoria non è nuova, e a ribadirla è un politico conservatore britannico, sir Malcolm Rifkind, ex ministro degli Esteri e della Difesa nei governi di John Major, citato da alcuni media tra cui il Telegraph. «Si è portati a credere - ha spiegato - che gli Stati Uniti, attraverso metodi di cyber-guerra, siano riusciti in varie occasioni a interrompere questo tipo di collaudi, facendoli fallire». Intanto da Cina e Russia arrivano inviti alla calma: il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino ha esortato tutte le parti coinvolte a dare prova di moderazione astenendosi da provocazioni, affermando che bisogna «tornare al tavolo negoziale».
Mentre il capo della diplomazia russa, Sergej Lavrov, si è augurato che gli Usa non intraprendano azioni unilaterali contro la Corea del Nord, come invece è accaduto in Siria. Anche se proprio le ultime prove muscolari di Trump nel Paese mediorientale e in Afghanistan hanno fatto risalire l'indice di gradimento del tycoon in patria, secondo un sondaggio Rasmussen tornato al 50%.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.