Matteo Basile
Quando si commette un brutto fallo di gioco durante una partita di calcio spesso, in maniera bonaria, si parla di intervento «da codice penale», per sottolineare la gravità del fallo. Ma quasi mai un intervento del genere finisce con l'avere strascichi giudiziari reali. Fa parte del gioco, può capitare, quasi sempre si tratta di una casualità non voluta. Quasi. Perché a volte un fallo, cattivo e volontario, può provocare guai seri e portare a una condanna. È successo in Toscana dove un calciatore dilettante è stato condannato a quattro anni di reclusione e al pagamento di 10mila euro di multa oltre alle spese processuali per aver causato una brutta frattura ad un avversario.
L'episodio, raccontato dal Tirreno, risale al 2012 ed ha avuto il suo epilogo l'altro ieri. Durante una gara tra Punta Ala e Massa Marittima, campionato di terza categoria, il livello più basso tra i dilettanti, Michele Guidi colpisce volontariamente il capitano della squadra avversaria Luca Ronca, provocandogli una frattura bimalleolare alla caviglia sinistra. Per Ronca segue un anno da incubo con due interventi chirurgici, sei mesi persi all'università e la fine della carriera agonistica. Quindi la denuncia e il procedimento penale perché no, non si è trattato di un semplice fallo di gioco ma di un intervento volontario finalizzato a provocare un danno fisico.
A complicare la situazione di Guidi anche una precedente condanna a quattro mesi, quando giocava nelle giovanili, per aver causato un'altra frattura ad un avversario. Il cartellino rosso non è stato sufficiente. Il giudice, questa volta, è stato ben più severo di un qualsiasi arbitro. Il fallo era davvero da codice penale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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