Quei cinque mesi di fuoco che possono bruciare Lega-5s

In vista delle Europee cresce il dissenso verso i gialloverdi Grandi opere assenti e mini reddito: c'è il rischio recessione

Quei cinque mesi di fuoco che possono bruciare Lega-5s

Parole controcorrente. Parole che sono artigliate sulle certezze corazzate della maggioranza gialloverde. Parole che danno la bussola ai tanti che non vogliono morire sovranisti. I prossimi cinque mesi, da qui alle Europee, ci diranno se il messaggio del presidente Sergio Mattarella abbia segnato una svolta nella coscienza del Paese. Certo, il tandem Lega- 5 Stelle, con Salvini ormai stabilmente sul sellino davanti, rastrella in tutti i sondaggi la maggioranza assoluta, ma nelle ultime settimane si sono moltiplicati i segnali di resistenza alla marea dominante.

Si è detto più volte che le opposizioni sono spalle al muro con il Pd dilaniato da interminabili battaglie interne e Forza Italia in caduta libera. E però qualcosa si muove dopo mesi di buio. A sinistra stanno faticosamente mettendo il naso fuori dal solito perimetro di contese, imboscate, rese dei conti. La nuova frontiera è il civismo e vanno in questa direzione i 380 comitati civici creati dal mondo renziano nelle ultime settimane.

Anche Forza Italia, indossando i gilet azzurri, sembra aver finalmente abbandonato i tentennamenti e le incertezze di prima. Gli ultimi giorni, consumati nella battaglia parlamentare per contrastare la legge di bilancio, hanno mostrato un partito più compatto e roccioso, capace di mettersi di traverso alla maggioranza schiacciasassi.

Suggestioni, tutte da consolidare. Il cammino è accidentato ma ora si intravede un percorso alternativo a quello dei sovranisti. Ecco perché il seguitissimo discorso di Mattarella, dagli ascolti record, può segnalare un cambiamento nel clima del Paese. Basta con l'odio, afferma il capo dello Stato, che spinge sul concetto di comunità e frena sulle precipitose fughe in avanti.

Milioni di italiani sono come ipnotizzati dal decisionismo salviniano e dalle promesse 5 Stelle. Ma oggi le leadership mediatiche sono comete che abbagliano e però si consumano rapide. La stella di Macron sembra aver perso in pochi mesi tutta la sua luce. Insomma, i prossimi mesi ci diranno se siamo in prossimità di ulteriori smottamenti. Corriamo, secondo molti analisti, verso una nuova recessione, l' anno che comincia porterà in dono agli italiani un altro fardello di tributi, specialmente ma non solo sul fronte di quelli locali, e altre trappole potenziali sono piazzate sul percorso delle prossime settimane: il mitico reddito di cittadinanza, dunque la misura che dovrebbe sconfiggere una volta per tutte la povertà, partirà forse in primavera, ma potrebbe raggiungere una platea ridotta. E non avrà assolutamente l'effetto dirompente che parte dell'opinione pubblica meridionale immagina con aspettative quasi messianiche. Ci sarà un contraccolpo nella percezione generale?

Chi è al governo inevitabilmente sceglie e semina scontento, ma qui a scricchiolare è la narrativa gialloverde. La flat tax, cavallo di battaglia leghista, è in gran parte evaporata, e anche «quota 100» si annuncia molto più macchinosa di come era stata presentata. Inevitabile, la politica è fatta di complicazioni e imprevisti, ma chi ha cavalcato la retorica del cambiamento potrebbe essere disarcionato dai risultati non all'altezza.

Per ora sono solo increspature e mugugni a mezza bocca nel mare di un consenso da cinegiornale Luce ma certi fenomeni non possono essere sottovalutati.

E l'opposizione proverà a intercettare un malessere che sta mettendo radici, vedi il delicatissimo capitolo infrastrutture, fra i ceti produttivi del Nord e in una regione locomotiva come il Veneto. Meglio non sottovalutare la stagione che ci attende: l' entusiasmo fa presto a trasformarsi in indignazione.

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