Quell'ondata di sbarchi ci costa 12 miliardi l'anno

Ma i calcoli relativi al 2011 non tengono conto delle spese per Mare nostrum: se ne sono andati 600 milioni

Quell'ondata di sbarchi ci costa 12 miliardi l'anno

L'immigrazione come business. Un giro di soldi pazzesco, difficilmente calcolabile. Secondo la fondazione Leone Moressa, uno dei più attenti centri studi sull'economia della migrazione, la spesa pubblica per gli immigrati è sui 12 miliardi l'anno. I capitoli più costosi sono la sanità (3,6 miliardi) e la scuola (3,4). I trasferimenti monetari (assegni familiari, pensioni e sostegni al reddito) valgono 1,6 miliardi. Eclatante il dato della giustizia: 1,75 miliardi. Un detenuto su tre è straniero benché gli stranieri siano il 7,5 della popolazione. E l'Osapp (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) stima che un carcerato costi quanto un deputato, ovvero 12mila euro al mese.

Ma questi dati del Rapporto annuale della fondazione Moressa sono riferiti al 2011: era ancora lontana l'operazione Mare Nostrum e la seconda ondata di sbarchi. Nei primi sei mesi del 2014, secondo il ministero dell'Interno, i mercanti di disperati hanno scaricato sulle coste italiane 72mila persone. E nelle ultime settimane gli arrivi potrebbero aver toccato quota 95mila. In tutto il 2011, quando fu registrato il picco di sbarchi per l'emergenza in Nordafrica, furono 63mila.

Il problema è che i grandi numeri delle statistiche nazionali non dicono molte cose. Sono i casi concreti a dare un'idea più chiara della situazione. Un immigrato che accetti di essere registrato nei centri di accoglienza costa alla collettività 2.400 euro, il doppio dello stipendio di un agente addetto ai controlli. Il conto è semplice. Si parte dalla «diaria» di 30 euro al giorno per le spese personali: 900 euro esentasse, più di molte pensioni e casse integrazioni. Altri 30 euro al giorno vanno come rimborso a chi li ospita (bed&breakfast, case private, ostelli).

Aggiungiamo un'assicurazione mensile di 600 euro e si arriva alla rispettabile somma di 2.400 euro mensili spesi dallo Stato per ogni straniero sbarcato e assistito. Secondo l'Istat, il reddito medio di una famiglia meridionale di 5 persone è di 2mila euro. Il tutto va moltiplicato per sei mesi, cioè il periodo massimo di permanenza nei Cie per l'identificazione. E moltiplicato ancora per il numero di disperati che arriveranno ancora.

Per rimpatriare ogni clandestino lo Stato spende 25mila euro. E siccome dal 2010 sono stati rimandati a casa 41mila extracomunitari, l'esborso complessivo è stato di circa 1 miliardo. Le fonti di spesa vanno dall'acquisto di tecnologie per l'identificazione ai voli aerei, dal personale di scorta all'assistenza. Tra il 2005 e il 2012 sono stati spesi 1,7 miliardi di risorse italiane e comunitarie per il programma di contrasto all'immigrazione irregolare. Il contributo dell'Ue è irrisorio: 300 milioni contro il miliardo e 400 milioni stanziato dallo Stato per il controllo delle frontiere.

Sul sito del ministero dell'Interno si può consultare la pletora di fondi italiani ed europei per fronteggiare l'emergenza: per i rimpatri, i richiedenti asilo, lo sviluppo del Sud, i progetti di cooperazione e integrazione. Manca tuttavia un capitolo fondamentale: i costi dell'operazione Mare Nostrum, cioè il pattugliamento del Mediterraneo per raccogliere i naufraghi che ha sostituito la politica dei respingimenti attuata dall'ultimo governo Berlusconi e viene tuttora applicata da nazioni come Spagna, Malta e Grecia.

Un'inchiesta dell' Espresso stima in 600 milioni di euro le spese finora sostenute per Mare Nostrum. Se gli sbarchi continueranno ai ritmi di questi primi sei mesi del 2014, il costo complessivo sfonderà il miliardo di euro: una somma insostenibile per le disastrate casse pubbliche italiane. La Marina militare stanzia ogni mese 9,3 milioni per il carburante delle navi e le indennità degli equipaggi. Ma il Pdm (Partito per la tutela dei diritti di miliari e forze di polizia) stima una spesa molto maggiore: tra stipendi del personale, manutenzione e valore dei mezzi schierati, Mare Nostrum è costato finora 172 milioni che a fine anno sfioreranno i 240.

Ma l'emergenza significa anche strutture di accoglienza da allestire in tutta fretta,

dormitori da recuperare in qualche modo, controlli sul mercato impazzito dei posti letto. L'ospitalità a spese dello Stato, spesso effettuata con pochi scrupoli, è un ottimo business in questo periodo di crisi del turismo.

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