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Al Quirinale il grande party per il turnover del potere

Gialloverdi un po' spaesati come al primo giorno di scuola. Renzi diserta, Gentiloni pare sollevato

Al Quirinale il grande party per il turnover del potere

Eccoli qui i «barbari». Il governo gialloverde, in attesa di «occupare» Palazzo Chigi, dopo il giuramento esordisce nelle istituzioni con il ricevimento nei Giardini del Quirinale. A fare gli onori di casa c'è Sergio Mattarella, ma gli ospiti d'onore sono loro, pentastellati e leghisti ai quali, da oggi, sono affidate le redini del Paese. L'inizio non è dei migliori, con il neopremier Giuseppe Conte che arriva in ritardo di una decina di minuti al concerto dell'Accademia di Santa Cecilia, diretta da Antonio Pappano, nel salone dei corazzieri. Poi il party entra nel vivo nel tramonto di una bellissima serata romana, tra i tavolini vestiti di bianco e le sedie di bambù adagiate sul verdissimo prato dei giardini interni del Colle. I membri del nuovo esecutivo e della maggioranza ibrida sembrano avvertire una certa sudditanza psicologica. Se ne stanno lì con i loro sorrisi, come bambini al primo giorno in una scuola nuova che cercano di capire come muoversi. A rompere il ghiaccio è un blocchetto di leghisti che punta senza tanti imbarazzi uno dei banchetti del cibo e apre le danze.

Di Maio se ne sta in disparte. Intorno a lui una sorta di «servizio d'ordine» grillino cerca di garantire al leader, vicepremier e neoministro del lavoro e sviluppo un po' di privacy. Parlotta con i suoi, c'è anche Virginia Raggi, poi si concede una chiacchierata con i direttori del Tg1, Andrea Montanari, e del Tg2, Ida Colucci. Si ferma da lui anche il numero uno di Bnl, Luigi Abete, e sfilano davanti a «Giggino» pure alti ufficiali dell'Arma, cardinali e vescovi.

Si riassestano tra i calici di prosecco e il finger food gli assi cartesiani del potere. Salvini si aggira stranito e sorridente tra i tavoli. Stringe mani, scatta selfie, sorride a chi lo chiama «vicepremier», o ministro dell'Interno. Ma è già in forma campionato, lui, che qui, al party quirinalizio, mostra di non essere più «l'altro Matteo». Quello, ormai, è Renzi, che ha disertato pure l'ultima tartina e oggi è all'estero. Salvini scherza pure con Lino Banfi, poi saluta e scappa al Viminale, doppiando il «gemello» Di Maio che fa lo stesso con il suo ministero allargato.

Se Renzi è lontano, nei giardini a celebrare l'ideale passaggio di consegne c'è invece Paolo Gentiloni, che sorride e ironizza sulla «vita da ex premier che dicono essere bellissima». Un brindisi nel governo uscente se lo concedono anche Beatrice Lorenzin e Roberta Pinotti, e si rivede anche «mister rigore», Mario Monti. Si mette in fila, l'ex premier, davanti alla «Coffee house», per il tradizionale rito dei saluti al presidente. Duecento metri di fila almeno, per uno strano rituale di sapore monarchico: feluche, attori - c'è anche Pippo Baudo - volti noti e sconosciuti che si mettono in coda per ore solo per stringere le mani a Mattarella. I neogovernativi lasciano perdere, ormai in fondo i vip sono loro. Tra i tavoli comincia a scendere la sera, e oltre ai «barbari» ormai sdoganati ecco un manipolo di rappresentanti dello spettacolo. C'è Paola Cortellesi, Giancarlo Giannini che fuma con un lunghissimo bocchino, ci sono Stefania e Amanda Sandrelli, si vede pure il regista Marco Bellocchio. Ma a dare spettacolo è Paolo Savona. L'uomo che ha rischiato suo malgrado di far affondare il governo, nel giorno della festa mostra di avere non solo le idee chiare, ma anche un discreto senso dell'umorismo.

Perché il neo ministro agli Affari europei, tra i tavoli e i brindisi, incrocia Pier Carlo Padoan e lo saluta così: «Oh, non sono il tuo successore, ma volevo salutarti».

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