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Quirinale preoccupato: "nessun alibi" a Matteo Oggi vertice a Bruxelles

Pressing del Colle, ma senza ingerenze Di Maio attacca Fico: la gente sta con Matteo

Quirinale preoccupato: "nessun alibi" a Matteo Oggi vertice a Bruxelles

È un Quirinale pressoché impenetrabile quello che in queste ore sta seguendo le vicissitudini della nave Diciotti. Non solo perché Sergio Mattarella sceglie di non interviene ufficialmente sulla vicenda nonostante i molti appelli di questi ultimi due giorni, ma anche perché sul Colle vige la consegna del riserbo assoluto. Una scelta ponderata, che prescinde dalla preoccupazione con cui il presidente della Repubblica sta monitorando la situazione ora dopo ora. Che il capo dello Stato sia al lavoro per favorire una soluzione il più rapida possibile della crisi, infatti, lo confermano non da ieri diverse fonti di governo. Non solo la moral suasion sul premier Giuseppe Conte, che - per quanto politicamente debolissimo - sta cercando di far valere le ragioni dell'Italia con i partner europei. Ma anche una sponda concreta al lavoro del ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi che sta provando a far breccia nelle diplomazie dell'Unione in vista della riunione in programma oggi a Bruxelles tra gli sherpa dei capi di Stato e di governo di Italia, Francia, Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Olanda, Belgio, Malta, Grecia e Irlanda. Una mediazione, quella della Farnesina, che - almeno a ieri pomeriggio - non sembrava aver raccolto i favori della maggior parte dei partner europei. E che a sera è andata a sbattere frontalmente con l'aut aut lanciato via Facebook dal vicepremier Luigi Di Maio. Il leader M5s, infatti, si è schierato al fianco di Salvini e ha puntato il dito contro l'Europa. «Se alla riunione della Commissione europea non decidono nulla sulla nave Diciotti e sulla redistribuzione dei migranti - ha tuonato il vicepremier - allora non siamo più disposti a dare 20 miliardi di contributi all'Unione europea». Insomma, una presa di posizione nettissima, subito benedetta dall'altro vicepremier Salvini.

Oggi, dunque, tutti i riflettori saranno puntati sulla riunione di Bruxelles, anche se alla Farnesina c'è chi teme che l'affondo un po' scomposto di Di Maio possa aver in qualche modo pregiudicato la trattativa in corso. Si vedrà. Di certo c'è che il leader del M5s non poteva continuare a rimanere dietro le quinte su una questione chiave come quella della Diciotti. Per questo è stato costretto ad accodarsi a Salvini. Perché «sul punto la gente la pensa come Matteo, quindi non possiamo fare altro che andargli dietro». Un ragionamento, riferiscono alcuni parlamentari M5s, che Di Maio avrebbe fatto criticando duramente la presa di posizione di Roberto Fico.

In uno scenario così complesso ed esplosivo, dunque, è pressoché scontata la preoccupazione del Quirinale. Non solo per le sorti della Diciotti, ma anche per la tenuta di un governo che sta andando allo scontro frontale con l'Europa e che non fa nulla per evitare di alimentare tensioni istituzionali. Dal braccio di ferro con il presidente della Camera Fico, a quello - neanche troppo sotterraneo - con lo stesso Colle. Ancora ieri sera, intervistato dal Tg5, alla domanda sulle perplessità di Mattarella, Salvini ha risposto auspicando che l'azione del governo non sia frenata da «interferenze interne». Un'espressione non certo diplomatica, arrivata dopo che già di prima mattina, dai microfoni di Rtl 102.5, il ministro dell'Interno aveva fatto sapere di «non temere» il Quirinale. Ed è anche per questo che sul Colle hanno scelto la via del riserbo. Per evitare di ripetere lo schema dello scorso luglio, quando sempre la nave Diciotti era ferma al porto di Trapani. In quell'occasione, infatti, fu in qualche modo su Mattarella che la comunicazione del governo - i social in particolare - scaricò la responsabilità del via libera allo sbarco. Un via libera che certo non arrivò dal Colle. Di qui la linea della prudenza.

Perché, qualunque sia la decisione, ora spetta al governo prenderla.

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