Un giornale chiuso in Iran per una foto in prima pagina di George Clooney che esibisce la spilletta Je suis Charlie . L'Organizzazione per la cooperazione islamica, in Arabia saudita, che annuncia di voler trascinare in tribunale Charlie Hebdo . Le bandiere dello Stato islamico che compaiono per la prima volta nelle strade di Gaza, autorizzate da Hamas nonostante a esibirle siano i rivali salafiti. È solo l'assaggio di una giornata di furia anti «infedeli» che dilaga dal Caucaso all'Africa occidentale. Il peggio accade in Niger, dove almeno 45 chiese vengono incendiate e dieci persone uccise durante le proteste contro le vignette su Maometto. E la vendetta sembra ancora più barbara e sproporzionata dopo che la voce di Papa Francesco, ancora ieri di ritorno da Manila, è stata la più autorevole e critica verso la satira sulle religioni, per la «prudenza» e contro le «provocazioni». Ma nulla basta a fermare la rabbia del mondo musulmano per le ironie su Maometto. In Cecenia, un milione di islamici scende in piazza e avverte di mettere «giù le mani dal Profeta», ricordando ai vicini che con le sue vignette «l'Europa ci ha solo uniti».
Dodici giorni dopo la strage del 7 gennaio a Parigi, il mondo assiste al grande risveglio dell'islam più bigotto, intransigente e violento. Il tricolore francese va in fiamme in Pakistan al grido di «morte ai blasfemi» e diventa un altro simbolo da aggiungere alla lista dei vessilli nemici. Intanto a Teheran centinaia di studenti si radunano di fronte all'ambasciata francese e gridano senza giri di parole: «Abbasso i sionisti e la Francia». Sembrerebbe un copione di odio già visto, quasi poco sorprendente in questi anni che ci hanno abituato all'orrore anti-occidentale in varie parti del pianeta. Ma poi si scopre che anche ad Ankara studenti laici riuniti per commemorare le vittime francesi sono stati attaccati da decine di islamisti con sassi e bottiglie. E a Londra un appello del governo - che si dice fiero della risposta della comunità islamica britannica alla strage ma con una lettera chiede a mille leader musulmani di «alzare la voce» contro il terrorismo - diventa un caso nazionale con il primo ministro sul banco degli imputati, additato dal Muslim Council of Britain di parlare come l'estrema destra. In realtà, il capo del governo è stato inequivocabile in un'intervista alla Cbs in cui ha ricordato che un attacco alla Gran Bretagna è «altamente probabile» ma che i terroristi «rappresentano la perversione di una grande religione» come l'islam «e non la sua reale aderenza».
Eppure le sue parole non sono bastate. «L'Europa non ha tratto la lezione giusta dagli attacchi di Parigi», tuona di fronte a una folla oceanica e in diretta sulla tv di Stato russa Ramzan Kadyrov, il presidente della Cecenia, la Repubblica autonoma a maggioranza musulmana della Federazione. Quella che si è svolta a Grozny, tra scuole chiuse e slogan in inglese e russo, è la più imponente manifestazione islamica in Occidente dopo gli attentati in Francia. Putin l'ha autorizzata per lasciare che la rabbia si sfogasse da qualche parte nel Paese, evitando a Mosca, capitale più musulmana d'Europa con due milioni di islamici, di diventare il teatro di possibili disordini. Il presidente ha probabilmente anche voluto dimostrare al resto del continente che la minaccia è forte e la sua azione contro gli integralisti meriterebbe maggiore considerazione dalla Ue. E proprio Bruxelles, tramite la cancelliera tedesca, comincia a muovere i primi passi. Angela Merkel vuole sondare la possibilità che l'Europa invii aiuti finanziari a Paesi come il Ghana, in prima linea nella battaglia contro il gruppo sanguinario di Boko Haram che in Camerun ha rapito due giorni fa ottanta persone, tra cui 50 bambini. «Sono criminali abominevoli e brutali», dice la leader tedesca.
Ma è per bocca di François Hollande, schizzato in patria al 40% nei sondaggi (+21% dopo la strage) che arriva la risposta alla giornata di rabbia del mondo islamico: «La Francia non dà lezioni a nessun Paese ma non accetta nessun tipo di intolleranza. Non insultiamo nessuno quando difendiamo le nostre idee. La libertà d'espressione è un valore universale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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