Rai, appello al Colle Gli atti di Foa rischiano di non avere valore

Laganà, consigliere eletto dai dipendenti, scrive a Mattarella: ci sarà danno erariale

Rai, appello al Colle Gli atti di Foa rischiano di non avere valore

La partita sulla presidenza Rai resta politica, tutta all'interno della metà campo del centrodestra con il M5s spettatore interessato, ma ora rischia di trasferirsi su un terreno legale. Il nodo sul ruolo di Marcello Foa, indicato dal governo gialloverde alla guida del Cda Rai, ma bloccato dalla commissione parlamentare di Vigilanza, non si scioglie. Le posizioni di Lega e Forza Italia restano distanti: il ministro dell'Interno Matteo Salvini ripropone Foa mentre Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi, chiede di ripartire da una figura di garanzia. Senza un accordo tra Forza Italia e Lega non c'è maggioranza nella commissione parlamentare cui spetta il compito di ratificare l'elezione del presidente della Rai. Le quotazioni dell'ex ad del Corriere del Ticino sono in picchiata dopo le polemiche sul figlio Leonardo, assunto nello staff del ministro Salvini.

Nello scontro politico si fa largo l'ipotesi di una battaglia legale. Il segretario del Pd Maurizio Martina - in un'intervista al Gazzettino - minaccia un'azione legale se Foa non molla la poltrona nel Cda Rai. «Spero che non facciano ancora forzature. L'idea della lottizzazione che hanno avuto della funzione del presidente senza un profilo alto, riconoscibile e rassicurante è stata bocciata. Spero che adesso ragionino e non si facciano prendere dall'ansia di potere e di occupazione anche di cariche di garanzia come la presidenza Rai», dice Martina. Per l'ex ministro, «non ci sono le condizioni per forzare dal punto di vista giuridico». E se lo facessero, «siamo pronti a percorrere qualsiasi via, anche quella legale, per tutelare le funzioni di garanzia della Rai». Minaccia che trova subito l'appoggio di Riccardo Laganà, consigliere Rai eletto dai dipendenti del servizio pubblico, che in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla Corte dei Conti solleva dubbi sull'efficacia giuridica della carica e degli atti eventualmente sottoscritti da Foa nella qualità di consigliere anziano. Laganà sottolinea che «l'esercizio della funzione di presidente in qualità di consigliere più anziano sia dettata da fonte statutaria, di rango subordinato e non di poco, e la mancata ratifica in Vigilanza della nomina a presidente fa venir meno la valenza giuridica, ovvero la nomina». Rilievi che Fnsi e Usigrai fanno propri in una nota congiunta. Perché ora il punto sembra un altro: in mancanza di un'intesa politica, gli uomini del Carroccio vorrebbero rinviare a settembre il dossier Rai, consentendo a Foa di esercitare la funzione di consigliere anziano e di coordinatore del Cda Rai. Una soluzione ponte che consentirebbe a Foa di incidere sulle scelte per la nomina dei vertici all'interno di Viale Mazzini. Operando di comune accordo con l'ad, Fabrizio Salini. Le azioni legali di Martina e di Laganà punterebbero a chiarire il perimetro entro cui può Foa può muoversi dopo la mancata ratifica della nomina in Vigilanza. Avrebbe solo un potere di rappresentanza e convocazione del Cda? Oppure potrebbe esercitare un potere nell'individuazione dei direttori di Tg e delle strutture apicali della Rai? L'idea di Lega e M5s è di forzare, assegnando, prima della pausa estiva, alcuni incarichi strategici in Rai: il nuovo direttore del Tgr (Fabrizio Morgante si è dimesso); la guida di Rai Sport, Rai pubblicità, Giornale Radio e Radio Uno.

Rinviando a settembre la partita sulla direzione dei Tg. Lo schema è definito: Tg1 alla Lega (Gennaro Sangiuliano), Tg al M5s (Alberto Matano) e Luca Mazza al Tg3. Un piano su cui incombe lo spettro dello stop della magistratura.

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