Rebus Csm. Il centrodestra adesso punta su Valentino

La riforma Cartabia aspetta il nuovo Csm. Il Parlamento in seduta comune si riunirà il 13 dicembre alle 16 per eleggere i dieci membri laici dell'organo di autogoverno della magistratura.

Rebus Csm. Il centrodestra adesso punta su Valentino

La riforma Cartabia aspetta il nuovo Csm. Il Parlamento in seduta comune si riunirà il 13 dicembre alle 16 per eleggere i dieci membri laici dell'organo di autogoverno della magistratura. L'accordo sulla divisione tra maggioranza (cui ne andranno sette) e opposizione (tre, uno a testa per Pd, M5s e Azione-Italia viva) non è ancora chiuso. E questo è un problema non da poco. In più, la prorogatio del Csm scaduto sta creando molti grattacapi. Da un lato ci sono gli altri 20 membri, in attesa di prendere possesso degli incarichi: sette sono con Magistratura indipendente, sei sono espressione di Area, quattro di Unicost, due di Md e un indipendente, a cui si aggiungono i due membri di diritto: il procuratore generale della Cassazione, Luigi Salvato, in area Unicost, e il primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio (vicino alla sinistra). Dall'altro c'è un Csm che sta gestendo «fin troppo» l'ordinario. La conferma è arrivata con l'arrabbiatura del capo dello Stato Sergio Mattarella, contenuta in una durissima lettera contro l'eventuale via libera a una circolare sulle valutazioni di professionalità delle toghe, le famose pagelle dei magistrati, che per come è stata formulata è un colpo di bianchetto sulla legge delega approvata in materia dal Parlamento lo scorso settembre. Tanto più che a vergare la proposta sarebbero stati i togati di Area e Autonomia e Indipendenza, cioè la sinistra giudiziaria, per compattare la magistratura contro la legge firmata dall'ex ministro della Giustizia Marta Cartabia. Ecco perché il plenum del prossimo 9 novembre, anche alla luce del rinvio della riforma della giustizia al 2023 deciso dal governo, difficilmente potrà dare il via libera a una misura in contrasto con la riforma. Se la stessa l'ex Guardasigilli è ancora in corsa come membro laico in quota Pd (col placet del Colle), alla maggioranza spetta l'onere di trovare un candidato super partes per convincere almeno le sette toghe moderate. «Se Mi si compatta con Area e Unicost il vicepresidente lo scelgono le toghe.

Se i sette di Mi vanno con la destra c'è la rivolta interna e non reggono», dice al Giornale una fonte vicina a un ex membro del Csm, che invoca un profilo forte.

In corsa per la poltrona ci sono gli azzurri Pierantonio Zanettin e Francesco Paolo Sisto ma il nome che Giorgia Meloni avrebbe individuato è quello del penalista calabrese Giuseppe Valentino.

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