Il referendum sull'alleato è un boomerang per i grillini

L'idea di consultare la base Cinque stelle sul salvataggio di Salvini è rischiosa: può aiutare la Lega (già in crescita)

Il referendum sull'alleato è un boomerang per i grillini

La ricerca di un punto di equilibrio impossibile sul «salvataggio» dell'alleato di governo continua a scuotere i Cinquestelle. Processare Salvini? Dare il via alla autorizzazione a procedere oppure valutare nel merito, mettendo un freno alla libertà d'azione della magistratura magari concedendo la tanto odiata immunità?

La risposta ancora non c'è. In molti sono convinti che alla fine prevarrà la ragione di governo e i Cinquestelle non daranno il via libera parlamentare, sia pure con qualche mal di pancia interno. Di certo con le elezioni regionali alle porte e quelle europee alle viste nella classifica dei nodi di governo la questione del processo al vicepremier leghista si attesta al primo posto insieme alla tormentata decisione sulla Tav Torino-Lione. C'è anche chi azzarda un possibile scambio tra le due materie, ipotesi che Salvini allontana e smentisce in maniera più che netta. «Chi la pensa così non ha capito niente né di me né del governo. E andrebbe curato».

C'è un'altra possibilità che potrebbe, però, profilarsi all'orizzonte. Stando a quanto racconta Il Fatto Quotidiano i grillini starebbero valutando l'ipotesi di un referendum online tra gli iscritti, una votazione da organizzare sulla piattaforma Rousseau. La consultazione su Internet viene considerata l'antidoto migliore per quello che nel Movimento Cinquestelle viene considerato alla stregua di un virus letale, in grado di minarne gli anticorpi più resistenti. Qualcuno paventa anche il rischio di una spaccatura in Senato, ma finora la ribellione interna ai gruppi parlamentari difficilmente ha preso forma, assumendo sempre contorni residuali.

Le voci governative cercano di allontanare qualunque spettro di crisi, anche se sono soprattutto i leghisti a esprimersi sull'argomento. «Rassegnare le dimissioni nel caso di processo a Salvini per il caso Diciotti? Vedremo, ci accorderemo» dice il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, a margine dell'incontro per il Safer Internet Day. E anche Giulia Bongiorno alza il muro: «Salvini sta rispondendo da uomo delle istituzioni, sta presentando una memoria tecnica e poi farà un intervento in Aula. È pacifico che ha agito come ministro, nella memoria che presenterà sarà documentata la finalità istituzionale».

Il punto è che il Movimento 5 stelle correrebbe un rischio altissimo e di diversa natura anche se davvero decidesse di sottoporre la «questione Salvini» al suo elettorato e alla piattaforma Rousseau. I sondaggi, infatti, danno segnali inequivocabili. Ci sono gli instant-poll realizzati dalle tv che dicono con chiarezza che un 60-70% di italiani è schierato contro il processo al ministro dell'Interno. E ci sono i sondaggi politici - ultimo quello di Swg - che certificano un distacco di quasi 10 punti tra Lega e Cinquestelle, con un solco di consensi che si sta gradualmente allargando. Il rischio di una «salvinizzazione» del Movimento di fronte a questi numeri c'è tutto. E la possibilità che anche la platea degli elettori pentastellati possa premiare in maniera massiccia il sempre più ingombrante alleato è più che concreta. Il referendum, insomma, potrebbe rivelarsi un boomerang.

Potrebbe essere percepito come la certificazione dell'impossibilità di decidere da parte dei capi politici. E contemporaneamente fornire un assist a un leader che, settimana dopo settimana, conquista elettori pentastellati.

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