È il Regno delle donne protagoniste: più o meno Unito, ma ormai decidono loro

La premier Theresa May, l'attivista Gina Miller che si è rivolta ai magistrati, la leader scozzese Nicola Sturgeon che si oppone. Senza dimenticare la Regina...

È il Regno delle donne protagoniste: più o meno Unito, ma ormai decidono loro

È un Regno di donne. Unito, più o meno. Qualcuna spinge per lasciare (il Regno medesimo, o l'Unione Europea), qualcun'altra manovra per restare (in un Regno Unito, o nell'Unione Europea...). Non è più Leave o Remain, però Oltremanica le donne dominano la politica. A partire dall'altissimo, tecnicamente Sua Altezza la Regina Elisabetta II, sul trono dal 1952, nessuna come lei, nemmeno la leggendaria Vittoria. È lei ad avere visto di nuovo cambiare inquilino a Downing Street e avvicendarsi, questa volta, David Cameron e Theresa May, il Primo ministro giunto in soccorso al suo partito (da lei ribattezzato, qualche anno fa, the nasty party, il partito dei cattivi), i Tory sconquassati dal referendum promosso dallo stesso Cameron. Punito dalla sua hybris lui, i cocci da sistemare sono toccati a lei, l'impeccabile Theresa May. Le hanno chiesto come si trovi in una posizione di tanto potere e lei ha risposto così (alla Bbc): «Il potere? Ho sempre cercato di andare avanti col mio lavoro. Sono stata cresciuta così: qualunque cosa tu faccia, devi farla al meglio».

Theresa May, anche se «delusa», non si è lasciata abbattere nemmeno dalla sentenza di ieri, ovviamente. Di fronte a lei, una donna che si è (auto)presentata come Davide contro Golia: Gina Miller. Imprenditrice del mondo della finanza e della beneficenza, cinquantunenne della Guyana cresciuta in Gran Bretagna col fratello lavorando durante gli studi e soffrendo per i genitori lontani, la Miller ha raccontato al Financial Times che qualcuno, nell'ambiente della City, l'ha soprannominata la Vedova nera, non tanto per via dei tre mariti, quanto per l'impegno con cui divora le cause che fino a poco prima aveva sposato. Per esempio la finanza: dopo avere creato un fondo di investimento, poi ha fatto campagna per la trasparenza. Idem con la beneficenza, di cui ha criticato i metodi. È lei che ieri inneggiava al trionfo della democrazia e della legge e della tradizione secolare britanniche, grazie al fatto che in tribunale ha prevalso la sua causa: l'articolo 50 del Trattato di Lisbona dovrà essere votato in Parlamento. La Corte suprema ha dato ragione alla sua battaglia legale. Vice-presidente della Corte, per inciso, un'altra donna: Lady Brenda Hale, Baronessa di Richmond, 71 anni, prima donna a diventare giudice dell'Alta corte, una figlia, hobby dichiarati «le faccende domestiche, il teatro, il bridge duplicato».

In ogni caso, la Corte di Lady Hale, anche se obbliga la May a passare per il Parlamento, almeno non la costringe a consultare i Parlamenti del Galles, dell'Irlanda del Nord e della Scozia. Anche lì, donne al comando. Nicola Sturgeon, Primo ministro scozzese, che ha guidato la campagna per l'indipendenza del referendum (perso) nel 2014, che vuole comunque fare votare il Parlamento locale sulla Brexit e rilanciare il voto popolare per staccarsi dal Regno. E Michelle O'Neill, appena nominata leader del Sinn Féin in Irlanda del Nord, al posto dello storico Martin McGuinness: la prima donna, e la prima a non avere combattuto con l'Ira. Insomma la «nuova generazione» del partito, ma non solo: alle prossime elezioni, di fatto dovrà spartirsi il governo (in crisi dopo le dimissioni di McGuinness) con un'altra donna, il primo ministro uscente Arlene Foster: quindi sarà premier o vice-premier. O'Neill, 40 anni, due figli già all'università, era il ministro della sanità del governo uscente e, come prima decisione, ha rimosso il divieto a gay e bisessuali di donare il sangue.

Attaccata da tutti da quando è in carica, nella battaglia sulla Brexit c'è un'altra donna, che per qualcuno sarebbe la futura Lady di ferro: Elizabeth Truss, dal luglio scorso Lord Cancelliere e Segretario di stato per la Giustizia. La prima. Al suo insediamento, le ironie si sono sprecate: troppo giovane (è nata nel 1975), non maschio. Quindi non in grado.

Poi l'hanno accusata di non avere difeso i giudici della Corte dagli attacchi della stampa, durante le polemiche sul ricorso del governo. Ieri ha detto: «L'indipendenza dei nostri giudici è la pietra angolare della rule of law ed è cruciale per la nostra costituzione e le nostre libertà». A proposito, una delle sue due figlie si chiama Liberty...

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