Renzi avverte i sindacalisti: "Anche loro facciano sacrifici"

Il premier intervistato da Nicola Porro a Virus: "Tensioni nelle fabbriche? Non le temo. Le visiterò una ad una"

Renzi avverte i sindacalisti: "Anche loro facciano sacrifici"

"Ridare un minimo di credibilità all’Italia". Questo l’obiettivo di Matteo Renzi. All'indomani del via libera del Senato sul Jobs Act, il premier non si sofferma a guardare indietro ma rilancia gli obiettivi del governo. "Questa è una salita grossa, difficile, impegnativa - spiega intervistato da Nicola Porro a Virus - ma la bellezza di questa sfida è che io sento attorno a me la stragrande della maggioranza delle persone perbene. A questo giro finalmente si fanno le cose sul serio". Per questo non è disposto a farsi mettere i piedi in testa dal segretario della Cgil Susanna Camusso che, ancora oggi, è tornata a minacciare lo sciopero generale. "I sacrifici li devono fare tutti, i politici come i sindacalisti - ribatte Renzi - non può essere che vada bene tutto quello che riguarda i sindacati e non quello che fanno i politici".

Renzi non si lascia spaventare dalla Camusso. Ma nemmeno dalle tute blu aizzate dal segretario della Fiom Maurizio Landini. "Se qualcuno pensa che siccome c’è un po' di tensione io non vado alle fabbriche - avverte - io me ne faccio una per una e parlo con i lavoratori". Domani il premier sarà, infatti, a Bologna per visitare gli stabilimenti della Philip Morris e della Yoox. "Landini vuole occupare le fabbriche, noi vogliamo aprirle - spiega ai microfoni di Virus su Raidue - io vedo con terrore quello che sta succedendo in molte parti d’Italia". Quello che sta succedendo è che la gente ha paura nonostante negli ultimi due anni e mezzo la ricchezza degli italiani sia cresciuta da 3,5 miliardi a 3,9 miliardi. "Abbiamo recuperato 83mila posti lavoro - continua il premier - ma è anche vero che ne abbiamo persi nel passato un milione". Da qui la necessità di ridare la fiducia agli italiani. "Tutti devono dare una mano per riaccendere la macchina - spiega Renzi - smettiamo di fare di noi stessi un racconto profondamente caricaturale e tutto incentrato sulle cose negative".

Ora che la riforma del lavoro è sui giusti binari del parlamento, Renzi si ripropone di occuparsi del taglio delle tasse. Incalzato da Porro, promette di non aver alcuna intenzione di aumentare l'Iva né la tassa di successione. Ma non solo. "Il nostro obiettivo è ridurre le tasse - promette il presidente del Consiglio - bisogna decidere in modo tale che la riduzione sia significativa". Insomma, il governo deve capire da dove partire. Sicuramente dal costo del lavoro. Anche se in cima all'agenda di Renzi c'è la semplificazione fiscale per riuscire a rivoluzionare quello che è uno dei sistemi di tassazione "più alti e incasinati" a livello mondiale. Si partirà, dunque, dalla casa. Non più tardi del 2016 Renzi vuole arrivare alla tassa unica dei Comuni in modo da "asciugare" le varie Tasi, Imu e Iuc che minano le certezze dei cittadini.

La riduzione della pressione fiscale, però, non basta. Per questo Renzi vuole premere l'acceleratore sulle riforme. Dagli interventi sulla pubblica amministrazione alle modifiche del Titolo V, dalle misure sul lavoro al riordino della giustizia. "Questo è un Paese che è fermo da trent'anni e che ora si è rimesso in moto - continua Renzi - pretendere tutto e subito è legittimo ma occorre continuare e portare a termine le riforme". Da qui la necessità di portare a casa il Jobs Act al più presto. Tanto che il premier non esclude l'ipotesi di mettere la fiducia anche alla Camera. "Questa riforma consente a una donna che vuole un figlio di non essere discriminata, elimina i co.co.co i co.co.pro e dà contratti più semplici - incalza - abbiamo avuto un mercato del lavoro diviso tra chi aveva tutele e chi no. Ora lo portiamo al passo con i tempi". Ai microfoni di Virus il premier ci tiene, quindi, a "sminare" le polemiche sull'articolo 18 ridimensionando il problema.

"Le persone che hanno avuto un reintegro con l'articolo 18 sono 2.560 persone - ricorda - 2.560 casi su 23,5 milioni". Con la riforma del lavoro si farà un passo in più: viene, infatti, eliminata la discrezionalità del giudice in caso di licenziamento.

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