Renzi non capisce la lezione: vuole la fiducia sullo ius soli

Il ko elettorale non ha cambiato i piani dell'ex premier Gli italiani rifiutano la legge, ma il governo accelera

Renzi non capisce la lezione: vuole la fiducia sullo ius soli

P er approvare lo ius soli il Senato dovrebbe votare la fiducia. Quattro volte. Una per ogni articolo del disegno di legge. È questa l'unica via per far arrivare in porto il ddl prima della pausa estiva. E sarebbe questo l'imperativo che passa in queste ore tra le fila del Pd: «O adesso o mai più». A settembre lo scenario sarà completamente cambiato e il ddl, se non approvato, evaporerebbe col caldo estivo e l'imminenza delle elezioni. Dunque sembra che la batosta elettorale subita dal Pd alle amministrative non abbia provocato ripensamenti nei confronti di una legge che la maggioranza degli italiani chiaramente non vuole.

A forzare la mano è ancora una volta l'ex premier Matteo Renzi. «Non si cambiano le proprie idee in base ai sondaggi - ha detto ieri Renzi- Non si rimettano in discussione le battaglie che abbiamo fatto: quella sullo ius soli non si può mettere in discussione». E pur riconoscendo che i flussi attuali «non sono sostenibili» e che «l'opinione pubblica è esasperata» chiede uno sforzo educativo e culturale perché rinunciare allo ius soli significherebbe «cadere in basso perché un bambino che è nato e studia in Italia è italiano». Nonostante un'analisi approfondita del voto abbia dimostrato che il Pd ha perso nelle sue roccheforti rosse, in Toscana ed in Emilia, probabilmente proprio per una politica sbagliata sull'accoglienza, Renzi non fa marcia indietro ricordando che anche «noi siamo un popolo di migranti».

La discussione sul ddl in aula è già avviata e la prossima settimana il provvedimento è calendarizzato a partire dal voto sulle pregiudiziali di costituzionalità. Non sarebbe troppo difficile rallentare la discussione affrontando i 48.000 emendamenti (per lo più presentati dalla Lega) e lasciare che le sabbie mobili del Senato inghiottano il ddl. E per questo Renzi punta alla fiducia. Non approvare il ddl sarebbe un ulteriore segno di debolezza e il premier Paolo Gentiloni sarebbe dalla sua parte anche perché senza questo provvedimento si rischia l'ennesima reprimenda dall'Europa.

Certo dopo il ko elettorale che segnala come l'orientamento della maggioranza degli italiani sia decisamente contrario allo Ius soli si poteva ipotizzare una frenata su questo fronte. «Renzi ribadisce che, nonostante la disfatta elettorale, vuole andare avanti a testa bassa sullo ius soli - ironizza il legista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato - Che abbiano preso un colpo di sole? O sono affetti dalla sindrome di Tafazzi?».

Il ragionamento di chi vuole lo ius soli, a prescindere dalle preoccupazioni degli italiani però è molto semplice. Il momento migliore o meglio, l'unico momento per approvarlo è questo e vista la mole degli emendamenti e il muro che sono pronti ad alzare Lega e Forza Italia e Fdi l'unica via è quella ancora una volta della fiducia.

Non un maxiemendamento che costringerebbe ad un secondo passaggio alla Camera ma un voto di fiducia articolo per articolo, il ddl ne conta soltanto 4. Con la fiducia si supererà facilmente sia lo scoglio dei 48.000 emendamenti sia le incertezze dei centristi di Angelino Alfano che sicuramente vogliono evitare di ritrovarsi senza poltrona.

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