Nel giorno del giuramento di Sergio Mattarella, Matteo Renzi prova disperatamente a rubare la scena al nuovo capo dello Stato. Lo fa recitando da star nella cerimonia al Quirinale. Lo fa ricevendo Alexis Tsipras a Palazzo Chigi. Lo fa concludendo il pazzo martedì nel salotto catodico di Porta a Porta , con un orecchio alla sua Fiorentina, impegnata in Coppa Italia a un chilometro in linea d'aria, all'Olimpico. Ovunque portando il suo sorrisino soddisfatto, la sua aria da gatto sornione che si è pappato il topo.
Il premier spende il Mattarella-morning a rianimare il patto del Nazareno uscito a pezzi dal voto per il Quirinale. A Montecitorio, durante il discorso del nuovo presidente, flirta ostentatamente con Angelino Alfano, per il quale è evidentemente il giorno della carota, dopo tanto bastone.
Nel pomeriggio l'incontro con Tsipras, cui regala una cravatta, che si prolunga tanto che Renzi arriva a via Teulada dopo le 19,30. Neanche un cambio di abito e subito da Vespa. Si parte dall'elezione di Mattarella. Renzi rifiuta processi sul metodo («è stato giustissimo»), ricorda la gaffe del Pd del 2013 («quella volta abbiamo fatto una figuruccia uccia uccia...»), racconta come ha chiesto la disponibilità al politico palermitano, anche quella a restare in sella dopo un eventuale flop al quarto scrutinio e sfotte Vespa. «I retroscena glieli racconto tra sei o sette mesi, sennò che cosa scrive nel prossimo libro?».
Naturalmente il tema scottante sono le riforme, che sono essenzialmente tre: «Una legge elettorale in cui chi vince vince. Una sistematina alle Regioni, non ha senso che ci siano venti politiche energetiche differenti. Una riforma del Senato». Poi toccherà «alla legge sulle unioni civili». E il Nazareno? È vivo e lotta con noi: «Difendo la scelta di discutere delle regole con Berlusconi, lo farei anche con M5S se uscissero dal loro isolamento. Consigli da tutti, veti da nessuno».
E l'appello finale al Cavaliere: «Si deve decidere, dovrebbe mettere il cappello sulle riforme». Poi le bacchettate agli alleati. Prima irride Scelta civica («Esiste ancora?») poi passa a Ncd: «Sono finite le discussioni della politica vecchia maniera. Se c'è da dirsi qualcosa ce lo diciamo. Poi agli italiani bisogna dire cose concrete, non discorsi di correnti. È finito il potere di veto da parte dei piccoli partiti». E sottolineo piccoli. «E comunque avremmo eletto Mattarella anche senza di loro. Sarebbe stato peggio per loro». Ne ha anche per Enrico Letta, su cui dice: «Se fosse stato sereno sarebbe al suo posto».
Poi i temi economici. La ripresina è frutto di tanti fattori. «Siamo riusciti a cambiare un po' l'Europa. La gente ce lo ha chiesto e lo abbiamo fatto. Non è che quando c'è la crisi è colpa della politica e quando c'è la ripresa è merito del caso». Previsioni di crescita. «Cifre non ne faccio che portano male». Ma poi le fa. «Noi nel Def abbiamo previsto +0,5, Confindustria ha detto +2, mi pare irreale. Fosse anche il +1 vorrebbe dire avere 8 miliardi in più da spendere». Ma bando ai facili ottimismi. «Fino ad aprile testa bassa e pedalare».
Legge elettorale. Renzi la riassume in un tweet verbale: «Chi arriva primo vince e non è poco. Ballottaggi, ergo qualcuno governa di sicuro. Parità di genere alle donne. Metà deputati eletti con i collegi uninominale e metà con le preferenze». Ipse dixit. «Così è e non si cambia. Lo ha deciso il Pd? Poi magari la useremo nel 2018». Infine il rapporto con Berlusconi. «Mi accusano di averlo voluto salvare con la legge sul 3%. Sono leggende metropolitane. Mi hanno accusato di voler salvare gli evasori. Ma se il sistema dei controlli non funziona. In Italia sono 89 le persone in carcere per reati fiscali. Io dico: ti metto in carcere e ti raddoppio la pena nel penale.
Se però l'evasore sbaglia con una piccola differenza tra l'imponibile e il pagato parto dal presupposto che non l'hai fatto apposta. Per cui ti faccio pagare il doppio ma non ti mando in galera. Berlusconi non c'entra nulla, è tra gli 89 condannati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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