Mi trovo particolarmente d'accordo con l'editoriale di ieri di Alessandro Sallusti: le streghe son tornate. In tempi di Halloween, il fatto potrebbe anche sembrare normale ma, in questo caso, il direttore si riferiva al quotidiano la Repubblica che, alla vigilia delle elezioni siciliane, sentendo odore di bruciato, ha ricominciato a sparare ad alzo zero, dopo un periodo di tregua, contro Silvio Berlusconi definendolo «l'impresentabile». Certo, «è la stampa, bellezza!», come diceva Humphrey Bogart, ma c'è modo e modo di fare informazione. E, a conferma di quanto oggi sia attendibile certa stampa, vi racconto un piccolo episodio personale che riguarda la Rai di cui sono consigliere d'amministrazione.
Conosciamo tutti gli ultimi sviluppi della vicenda della Gabanelli che, dopo un lungo braccio di ferro con la Rai, non ha accettato le offerte di viale Mazzini e si è dimessa in polemica con i vertici aziendali. In un'intervista rilasciata proprio a Repubblica, la giornalista bolognese (ricordo quando su Report condusse un'inchiesta sui giornali attendibile) ha cercato di addossare tutte le colpe sulle spalle dei consiglieri di minoranza (Arturo Diaconale e il sottoscritto) e mi ha tirato in ballo come «il consigliere Mazurca, o come si chiama». In effetti, in gennaio avevo obiettato sul fatto che il precedente dg, Antonio Campo Dall'Orto, non aveva informato preventivamente il consiglio sulla sua nomina ma i miei dubbi d'allora non erano certo legati all'indubbia professionalità della collega, tanto è vero che in seguito, a differenza di altri, ho sempre difeso l'operato di Milena. Anche per questo il «Mazurca o come si chiama» mi è sembrato una caduta di stile così grossolana e gratuita che mi ha molto amareggiato.
Se ne è resa conto pure la Gabanelli che, all'indomani della sua intervista, ha mandato una precisazione al quotidiano romano in cui affermava di non aver mai storpiato il mio nome. Tutto bene, tranne un piccolo particolare: «Mazurca», nella lettera scritta da Milena, diventa «Mazzucca», che è pur sempre un'altra storpiatura perché il mio cognome ha una sola «c». Sono io, a questo punto, che mi rivolgo a Repubblica: dopo avere ringraziato Milena del chiarimento (anche se, poi, ha ribadito di non condividere la mia posizione assieme a quella del collega Arturo Diaconale diventato, in un primo momento, «Diagonale»), aggiungevo, in un secondo capoverso, che Milena aveva, comunque, continuato a storpiare il mio cognome.
Come d'incanto, quest'ultima parte, che dava il senso della mia lettera, sull'edizione di ieri di Repubblica è sparita: un solerte giornalista aveva tagliato al punto giusto e la «mail» si è, così, trasformata in un inno sperticato a Milena con un titolo particolarmente significativo: «Grazie Gabanelli». Che fare? A questo punto, quasi quasi vado all'anagrafe e, per accontentare Repubblica e Milena, mi faccio davvero cambiare il cognome in Mazzucca: sale in zucca con questa informazione- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.