Richiedenti asilo e spacciatori: 11 arresti

La banda era formata da gambiani e senegalesi ospitati in centri di accoglienza

Matteo Basile Loro un lavoro vero non lo hanno cercato. Loro un'attività se la sono creata. Poco importa che fosse totalmente illegale. Alla faccia dell'integrazione. Un gruppo di richiedenti asilo aveva creato una vera e propria banda di spacciatori. Organizzati, capillari, con una struttura gerarchica e un apposito linguaggio in codice, importavano droga dal sud Italia per spacciarlo in tutto il Nord. La squadra mobile di Trento ha sgominato la gang composta in totale da 19 immigrati. In 11 sono stati arrestati, per 2 è scattato l'obbligo di firma, altri 6 sono stati denunciati a piede libero tra cui un minore segnalato alla Procura. Particolare non secondario, i 19, in Italia per chiedere asilo per motivi politici, umanitari o di protezione sussidiaria, non avevano nemmeno il pensiero di doversi trovare una sistemazione. La maggior parte di loro infatti erano ospitati in strutture di accoglienze trentine. Ed è stata proprio la collaborazione di queste strutture a permettere alle forze dell'ordine di individuare le persone coinvolte nel traffico di droga e a scoprire i codici e la struttura in cui la banda si era organizzata, contando anche su minorenni mandati instrada a spacciare. L'indagine era partita nei mesi scorsi, dopo una caso di morte dovuta all'assunzione di stupefacenti e a diversi casi di overdose tra Rovereto e Trento, che hanno fatto accendere i riflettori sul mondo dello spaccio in Trentino. Grazie all'attività di intelligence è emerso che la droga, proveniente da Napoli e Roma, veniva importata da un'organizzazione composta da stranieri che trasportavano lo stupefacente tramite ovuli nascosti nel corpo. Questa droga aveva un alto grado di purezza, fatto che ha contribuito notevolmente ai casi di overdose. Così è venuta alla luce la banda di gambiani e senegalesi, ospiti dapprima di un centro di prima accoglienza a Rovereto e poi a Trento, grazie a diversi progetti di integrazione e accoglienza organizzati dalla Provincia.

Gli investigatori, che hanno sequestrato droga e denaro, hanno anche scoperto che buona parte dei proventi dello spaccio veniva inviata settimanalmente in Gambia tramite una rete di connazionali che fungeva da corriere.

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