Pier Francesco Borgia
Roma I bene informati già parlano di piano B nella vicenda che coinvolge la neoassessora capitolina all'Ambiente Paola Muraro. I grillini (o meglio il loro «direttorio romano», composto dall'europarlamentare Fabio Massimo Castaldo, la senatrice Paola Taverna, il deputato Stefano Vignaroli e il consigliere regionale Gianluca Perilli) stanno pensando a una exit strategy. Dovrà essere pronta per settembre. In tempo per parare un possibile duro colpo. Allora infatti è stato messo in calendario l'incontro tra gli inquirenti che indagano sulla gestione dei rifiuti nella Capitale e la neo assessora Paola Muraro (già consulente Ama per più di 10 anni). I componenti del direttorio capitolino temono infatti che, di fronte a un eventuale avviso di garanzia per la Muraro, non ci sia altra scelta che la sostituzione della stessa. Già adesso la Muraro viene affiancata nelle decisioni importanti dal collega responsabile del Bilancio capitolino, Massimo Minenna, che tra l'altro ha in carico anche il controllo sulle aziende partecipate.
I grillini evitano di usare la parola commissariamento. Ma è del tutto evidente che l'assordante silenzio dei leader del movimento (da Di Battista a Luigi Di Maio) ha un valore politico tutt'altro che trascurabile. Insomma non vogliono veder erodere il consenso fin qui raggiunto e appannare la loro immagine con la difesa d'ufficio della Muraro. Il Movimento fondato da Beppe Grillo sta giocando, d'altronde, due partite molto importanti: il referendum di ottobre (dalla trincea del No) e le politiche del 2018 (dove Luigi Di Maio dovrebbe vestire i panni del candidato premier). Ed è del tutto evidente che la «tegola» caduta sulla loro testa con la pubblicazione di stralci delle telefonate intercorse tra la futura assessora e Salvatore Buzzi, braccio operativo di Carminati in Mafia Capitale, non portano niente di buono. Finora tutti i giornali hanno sottolineato che si tratta di stralci di telefonate non rilevanti penalmente per gli inquirenti. Tuttavia le sorprese (negative) sono sempre dietro l'angolo e bisogna arrivarci preparati. La rigidità delle regole interne del Movimento non lascerebbe, infatti, spazio di manovra nemmeno alla Raggi nel caso che la sua assessore venisse a fine estate «macchiata» da un avviso di garanzia. Grillo stesso avrebbe consigliato - secondo i ben informati - le dimissioni della Muraro. Spiegando che in questo momento è meglio un interim all'ambiente della stessa prima cittadina piuttosto che veder deteriorato il patrimonio di consensi ottenuto, sulla piazza romana, proprio in virtù delle disgrazie giudiziarie altrui (il Pd dopo Mafia Capitale).
D'altronde a un mese esatto dalla prima giunta l'apprezzamento dei romani nei
confronti della giunta Raggi si è raffreddato non poco. Secondo un sondaggio di Scenari Politici per conto dell'Huffington Post, il 59% ha poco o punto fiducia nel lavoro della prima sindaca nella storia della Città Eterna.
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