Roma - «Personalmente posso mettere tutte e due le mani sul fuoco sull'onestà di Maurizio Lupi». Parola di Gaetano Quagliariello. Il coordinatore nazionale del Nuovo centrodestra non usa mezzi termini e le sue dichiarazioni, solitamente sfumate, in questa occasione sono affilate e nette. Dimostrazione che il partito è compatto dietro il ministro delle Infrastrutture? Mica tanto. E in effetti il partito di Alfano mostra il fianco a debolezze e ripensamenti. E non tanto per la mano pesante mostrata da molti media, quanto per le parole di Renzi che ieri mattina avrebbe sostanzialmente confessato al diretto interessato di non essere in grado di difenderlo con il suo stesso partito. Motivo per cui ieri sera il diretto interessato ha annunciato dalla ribalta di Porta a porta le dimissioni. Che verranno ribadite e ufficializzate proprio questa mattina alle 11 nell'aula di Montecitorio.
Decisione che ha scatenato sussulti d'orgoglio almeno nel suo segretario. «Il suo gesto - commenta Alfano - è la più alta testimonianza di distanza da logiche di potere. Lupi non si dimette da politico. Farà politica, se possibile, con più forza e determinazione. Insieme a noi. Come sempre». Posto che la mozione d'ordine all'interno di Ncd è «tutti con Lupi», con il passare delle ore le posizioni individuali hanno iniziato a differenziarsi. E il già piccolo partito si è scoperto frantumato in due «correnti»: la prima che avrebbe voluto Lupi più fiero nella sua autodifesa (Schifani e De Girolamo) e la seconda, capeggiata da Alfano, che punta più che altro a salvaguardare la stretta alleanza con il Pd di Renzi, lo stesso Partito democratico - si badi bene - che per evidenti questioni di potere è disposto a un netto distinguo tra la «scomoda» posizione di Lupi e quella ben più «scomoda» di viceministri e sottosegretari Pd colpiti da avvisi di garanzia.
Alfano, in buona sostanza, punterebbe a salvare l'alleanza di governo, «monetizzando» le dimissioni di Lupi con un altro incarico per uno dei maggiori esponenti del suo partito. E in questo caso si fa più insistente la voce che vorrebbe Gaetano Quagliariello futuro responsabile del ministero degli Affari regionali, lasciato senza guida dopo l'uscita di Maria Carmela Lanzetta (Pd). Mentre Lupi dovrebbe essere «ricompensato» con la poltrona di capogruppo, con buona pace dell'attuale presidente Nunzia De Girolamo. La preoccupazione dei «responsabili», dunque, è di non perdere posizioni soprattutto perché nel Pd sono in molti a pensare che l'Ncd sia sovradimensionato come rappresentanza ministeriale. Tesi confermata da Mario Mauro, presidente dei Popolari per l'Italia, e ciellino doc come Lupi. «Se c'è un braccio di ferro politico sul ministero delle Infrastrutture, almeno ce lo dicano, sarebbe molto più trasparente». Insomma Mauro non ha dubbi nell'inquadrare il caso che ha travolto Lupi come una battaglia politica tra Ncd e Pd. Lo stesso Quagliariello quindi boccia la proposta avanzata dalla De Girolamo di far uscire il partito dalla maggioranza ritirando tutti i ministri. «Il nostro partito - ha spiegato il senatore campano al Corriere della Sera - deve riflettere su tre punti. Siamo privi di forza mediatica.
Non possiamo tradire la nostra scelta di responsabilità: portare l'Italia fuori dalla crisi e riscrivere le regole. Siamo la parte di classe dirigente del centrodestra più lontana da interessi, la nostra storia non va ridotta a poltronismo e potere». Che tradotto significa, Lupi è sacrificabile, il nostro ruolo al governo invece no.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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