Riprendono gli sbarchi La linea dura dell'Austria: bloccate il Mediterraneo

La rotta degli scafisti dalla Libia e dalla Tunisia tornata operativa. Oltre 3mila arrivi a maggio

Lodovica Bulian

Torna l'inferno nel Mediterraneo. Il bel tempo e il mare calmo hanno riaperto la rotta degli scafisti dalla Libia e dalla Tunisia, riportando gli sbarchi a livelli d'emergenza che si credevano superati. Nel weekend quasi duemila persone sono state soccorse in mare da navi della Marina, della Guardia costiera e della Ong Sos Mediterranee, che si sono poi dirette verso i porti siciliani. Ieri sono sbarcate a Catania 300 persone, altre 700 ad Augusta, in provincia di Siracusa: tra loro, anche il corpo senza vita di un eritreo di vent'anni, morto per gli stenti sul gommone con cui cercava di raggiungere le coste italiane. Sabato a Pozzallo erano già arrivati altri 296 migranti salvati in mare. E proprio nel comune dove ha sede uno degli hotspot che ospita quasi tutti i migranti tunisini si è sfiorata la rivolta per il sovraffollamento della struttura. Tanto che il sindaco, Roberto Ammatuna, già protagonista di svariati appelli al Viminale, ha lanciato l'allarme: «Il rischio che avevamo denunciato per tempo sta verificandosi come previsto, con la chiusura del centro di Lampedusa la situazione è diventata più problematica».

A Palermo sono attese in queste ore altre 600 persone salvate nel canale di Sicilia dalla nave militare spagnola Numancia, mentre la Ong tedesca Sea Watch ieri era diretta a Messina con 452 migranti. Sono stati decine, in poche ore, gli interventi e le operazioni di soccorso effettuate da Frontex, dalla missione Eunavformed, dalle Ong e dalla Guardia Costiera, e in alcuni casi non sono mancate tensioni con quella libica. Così, il picco degli ultimi due giorni porta gli arrivi totali di maggio a sfiorare quota 3mila, in linea con il mese di aprile, mentre sono quasi 13mila i migranti sbarcati dall'inizio dell'anno.

Le rotte che sembravano essersi chiuse in questi mesi, facendo crollare il numero degli arrivi del 78 per cento rispetto al 2017, paiono ora essersi riaperte. La Libia è una polveriera, tra continui segnali di destabilizzazione politica e campi di detenzione dove vengono gestiti i traffici di esseri umani con migliaia di profughi prigionieri e vittime di maltrattamenti. In più a preoccupare c'è ancora il caso Tunisia, dove si starebbero spostando le partenze anche su imbarcazioni improvvisate, come quella di fortuna su cui sono stati rintracciati a Favignana sette tunisini. Non è un caso che la Tunisia abbia scalato la classifica delle nazionalità di provenienza dei migranti giunti nel nostro Paese nel 2018: da gennaio a oggi i tunisini registrati sono 2.392, seguiti dagli eritrei (1.922), e dai nigeriani (724). E poi ci sono le nuove rotte: una barca, questa volta a vela, è stata fermata venerdì dalla Guardia di Finanza al largo di Santa Maria di Leuca, in Puglia: a bordo 60 migranti di cui molti provenienti dal Medio Oriente e due scafisti moldavi che sono stati arrestati.

Il dossier immigrazione che attende il nuovo governo torna dunque prepotentemente sotto i riflettori internazionali, facendo gridare al complotto Matteo Salvini: «Dopo lo spread, il sistema ci minaccia con i barconi». Il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, chiede invece un nuovo mandato per Frontex affinché chiuda la rotta del Mediterraneo.

Come? «Fermando i migranti illegali alle nostre frontiere esterne», sostiene Kurz. E poi attacca il sistema delle quote di migranti da redistribuire dall'Italia in Europa: un meccanismo di solidarietà che, ribadisce in un'intervista al Welt am Sonntag, l'Austria non ha alcuna intenzione di accettare.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica