Cronache

Rivoluzione nello spazio Mr Tesla lancia in orbita il primo razzo riciclato

Il vettore decollato nella notte dalla Florida L'operazione consente di abbattere i costi

Rivoluzione nello spazio Mr Tesla lancia in orbita il primo razzo riciclato

Elon Musk, ancora lui. Il futuro dell'esplorazione spaziale sembra passare inevitabilmente dal magnate sudafricano, che nel 2002 ha fondato SpaceX. Con traguardi conclamati: il successore dello Space Shuttle, vale a dire la capsula orbitale Dragon e il razzo vettore Falcon 9, che ha consentito il primo storico contatto fra la Stazione orbitale internazionale e un «veicolo» privato; era il 22 maggio 2012. Ora siamo a un'altra storica conquista: il «riciclo» di un razzo. Il Falcon 9 è un gigante alto settanta metri per quasi quattro metri di diametro, costituito da due stadi, componenti che spingono il lanciatore separandosi in fasi successive. Per l'esattezza è il Falcon Full Thrust. Il vettore spaziale è decollato dal Kennedy Space Center, negli Stati Uniti, nella notte italiana fra giovedì e venerdì. Dopo due minuti e quarantuno secondi dal lancio per la messa in orbita di un satellite, la separazione dei due moduli e i preparativi per l'atterraggio del primo su una piattaforma fluttuante situata nell'Oceano Atlantico; giunta a destinazione otto minuti e trentadue secondi dopo il decollo.

La novità? Sta nel fatto che lo stadio recuperato era già stato impiegato nella missione per il raggiungimento della Stazione orbitale internazionale. Cosa che di solito non accade: gli expendable launch vehicle riguardano infatti mezzi che non possono più essere utilizzati e che dopo il rientro in atmosfera vengono guidati e abbandonati a se stessi in aree disabitate del pianeta. «Una giornata incredibile per lo spazio e l'industria spaziale», ha detto Musk, «che porterà a un'enorme rivoluzione dei voli spaziali». Perlopiù di natura economica. SpaceX ritiene che il riutilizzo dei primi stadi dei razzi porterebbe a un risparmio dei costi del 30%. Dunque, se il lancio di un Falcon 9 nuovo richiede una spesa di sessanta milioni di dollari, si può supporre che il reimpiego di un vettore non possa andare oltre i quaranta milioni di dollari. Ma Musk va oltre e dice che è solo l'inizio: «La nostra ambizione è riuscire a ottenere una riduzione di cento volte il costo di un trasposto spaziale».

In molti nicchiano; riferendosi a calcoli già fatti dalla Nasa e che giungono a dire che in realtà, considerando ogni passaggio necessario a rimettere in pista un motore o uno stadio, l'idea di Musk è un'utopia. «La Nasa sa bene cosa vuol dire riutilizzare gli stadi di un sistema di lancio», racconta Emanuela D'Aversa, ingegnere del Dipartimento lanciatori e trasposto spaziale dell'Agenzia spaziale italiana (Asi). «Con lo Space Shuttle accadeva così, pur a fronte di uno sforzo economico esorbitante, dettato dalla necessità di riportare gli astronauti sulla Terra». Circostanza che in questo momento non è contemplata dalla scuderia di Musk e che in effetti potrebbe determinare una rivoluzione in campo spaziale nei prossimi anni. Di fatto sono già tredici i primi stadi recuperati e che in futuro potranno essere riutilizzati. «Senz'altro una grande impresa», prosegue D'Aversa, «bisognerà capire in che modo l'operazione di Musk potrà divenire davvero vantaggiosa in termini economici».

Si riflette poi sul fatto che riciclando gli stadi dei razzi si avrebbe un minore impatto sul pianeta e l'atmosfera già compromessi dalle operazioni in orbita. L'ultimo episodio si è verificato in questi giorni sulla Stazione spaziale internazionale. Peggy Whitson e Shane Kimbrough sono i due astronauti che, durante una «passeggiata spaziale», hanno perso un pezzo dello scudo termino della Iss.

Non dovrebbero esserci pericoli, però ancora una volta si torna al dilemma della spazzatura spaziale: il risultato del lancio di 6mila satelliti che dal 1957 a oggi (data del lancio dello Sputnik) orbitano sopra le nostre teste.

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