Salottieri, di tendenza e senza voti: tutti i tentativi del partito degli snob

Il patron di Tod's è solo l'ultiomo dei privilegiati con la tentazione di salvare la Patria. Ma i loro progetti si sono sempre schiantati alla prova delle urne

Salottieri, di tendenza e senza voti: tutti i tentativi del partito degli snob

L'eterna tentazione del partito dei fighetti. Ricchi, carini, vincenti, glamour, ci hanno già provato ma gli è andata male, non importa. Quando il richiamo civico per salvare la Patria diventa troppo forte è l'ora di alzarsi dalla poltrona in pelle Frau, rimboccarsi la camicia (su misura) e scendere in campo, a costo di sporcarsi i mocassini fatti a mano. È la volta di Diego Della Valle, fighettissimo imprenditore del lusso, pronto a formare una squadra da portare al Quirinale, tutta bella gente, capace, motivata, selezionata. Della Valle, già sponsor dell'Udeur («figurati che il padre di Diego, vecchio e incallito repubblicano, ora vota anche lui per me» raccontò Mastella), poi vicino alla Margherita, quindi simpatizzante dei governi Monti e Letta ma ancora più innamorato di Renzi («Mi piace molto, lo conosco bene personalmente, è l'identikit della persona da sostenere») fino alla brusca rottura, con l'ex prediletto finito a flirtare con i suoi peggiori nemici, l'odiato Marchionne e poi Moretti (bestia nera dei treni Ntv), promosso supercapo di Finmeccanica. Ergo: basta chiacchiere, serve un partito.

A Della Valle tocca studiare bene i precedenti, fighetti di insuccesso (politico). Basta chiedere all'amico di sempre e socio in Italo, Luca Cordero di Montezemolo, fondatore di un quasi partito glamour, Italia Futura, finito prima di partire. Tante sedi, carinissime, in tutta la Penisola, imprenditori e manager scelti con cura, tutti pronti a prendere le redini del Paese, quando Montezemolo - pompatissimo dai sondaggi sul gradimento personale - davanti ai giovani confindustriali nel 2010 parve convinto al passo storico: «È giunto il tempo di salire sul ring. Non ci si può sempre lamentare, bisogna dare anche un contributo perché le cose cambino veramente. Parlare dalla tribuna senza andare in campo è sempre facile». Per tre anni LCdM è stato il nuovo leader in pectore, nel 2011 lo massaggia persino il Wall Street Journal , definendolo «the uncrowned king of Italy», il prossimo re d'Italia. «Col suo taglio di capelli, il naso aquilino, lo stile raffinato in un doppio petto grigio e fazzoletto nel taschino, Montezemolo rappresenta una Italia impeccabile, in netto contrasto con il premier Silvio Berlusconi». Finendo però con la domanda? «Luca sarà pronto a rinunciare alla sua bella vita per salvare un Paese nei guai?». Alla fine la risposta è stata no, dalla tribuna il passo è lungo, e pure scomodo, perché servono i voti, non solo i completi gessati (ci confidava un ex coordinatore di Italia Futura: «Luca si alza la mattina e prende l'elicottero per andare a Maranello, lui la gente manco la vede»). Il fighettismo montezemoliano, orfano della sua stella, è confluito poi nella variante bocconiana, il partito di Mario Monti. Epiche le dichiarazioni di voto dei nababbi milanesi sulle gesta del presidente Monti tra St. Moritz e Silvaplana. Il fighettismo montiano, impeccabile finché tenuto a debita distanza dalla realtà, si è schiantato nelle urne, e poi fatto a brandelli nell'arena parlamentare. Negli ultimi sondaggi Scelta civica è attorno allo 0,9%, vicina al coma farmacologico, e lo stesso Monti l'ha mollata al suo destino. Ma anche il fighettismo liberista di Fare per fermare il declino si è arenato tra le gaffe e le alleanze con Tabacci.

Fighissimo anche il nuovo partito di Corrado Passera, Italia Unica, una boutique politica a cui hanno già aderito fior di avvocati, commercialisti, consulenti, analisti finanziari. Lo spazio a cui punta l'ex banchiere è il centrodestra («Sarò il nuovo Berlusconi, ma in meglio»), anche se in passato c'è stato del tenero col centrosinistra. Quando nel 2012 il Pd fece il suo nome per un futuro esecutivo di sinistra l'ex ad di Intesa San Paolo non si tirò indietro, anzi (tra le coccole di D'Alema: «La politica italiana ha bisogno di persone che portino passione e competenza. Anche in passato noi abbiamo promosso persone come Carlo Azeglio Ciampi e Tommaso Padoa-Schioppa, che hanno portato un contributo straordinario»).

Anche per Passera però, da ex banchiere - figure tra le meno amate - e da ex superministro del governo più impopolare degli ultimi decenni, il confronto con la plebe elettorale può risultare complicato. Renzi, con rara perfidia, augura a Della Valle e a tutti loro «i successi più belli».

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