Roberto Speranza e Matteo Salvini tirano per la giacca il presidente del Consiglio Mario Draghi. Il leader della Lega chiede il passaggio di 11 Regioni in fascia gialla a partire da oggi. Dall'altro fronte, seppur con una posizione meno rigida e rigorista rispetto alle settimane scorse, c'è il ministro della Salute Speranza che evoca il rischio Sardegna: l'isola passata nel giro di due settimane, dopo un peggioramento dei dati, da fascia bianca (riapertura di bar e ristoranti al pubblico) a rossa. Al premier Draghi spetta il compito di mediare. E avverte la delegazione leghista ieri a Palazzo Chigi: evitiamo di farci dispetti l'uno con l'altro e di criticarci. La linea del premier non cambia: arrivare fino al 3 maggio con le attuali misure. Pianificando dal mese di maggio in poi una riapertura graduale ma definitiva delle attività. Qualche segnale potrebbe arrivare oggi: a Palazzo Chigi si riunisce una cabina di regia per valutare la possibilità dell'allentamento delle misure. Nella riunione si esamineranno i nuovi report, poi nel pomeriggio si dovrebbe tenere una conferenza stampa del presidente Draghi. Salvini e Speranza su un punto sono d'accordo: un calendario per la ripartenza. È sui tempi che il ministro della Salute e il leader del Carroccio non la pensano allo stesso modo. Salvini ieri ha provato ad accelerare i tempi: «Serve un calendario serio e preciso di ritorno alla vita, sulla base dei dati scientifici che arriveranno domani. Per me un Consiglio dei ministri, dopo la cabina di regia di domani, può decretare un ritorno alla zona gialla e quindi alla vita». Ma anche Letta, in serata lo bacchetta a Piazza Pulita: «Il modo in cui Salvini sta cercando di raccontare questo momento è smentito dai fatti: sono settimane che dice si apre domattina e viene smentito. La riapertura è un passaggio decisivo, perché se viene fatto male come in Sardegna, poi si ricomincia punto e daccapo».
L'ex ministro dell'Interno spinge per modificare il decreto, l'ultimo varato dal governo Draghi, che impone lo stop alle zone gialle fino al 30 aprile: «Se considerassimo i dati scientifici di oggi, i vecchi soliti parametri considerati da sempre, undici Regioni sarebbero gialle. Diminuiscono contagi, ricoveri. Stando alla scienza, e non è la scienza decisa da Speranza, dovremmo tornare a vivere. E invece Speranza continua a dire riapriamo fra un mese. Speranza ignora i sacrifici degli italiani. Sapete quanti danni psichiatrici stanno facendo ai nostri figli e nipoti?». Speranza, dal canto suo, predica calma. Nell'informativa alla Camera di ieri il ministro della Salute raccoglie la richiesta di Salvini su un calendario per le riaperture: «Abbiamo il dovere di costruire una road map di allentamento graduale e delle restrizioni, che, voglio ricordarlo, sono sempre state approvate all'unanimità in Cdm. Vogliamo dare certezze agli italiani e consentire a tutti una stagione nuova, ma in sicurezza come ha detto il presidente del Consiglio, senza mettere a repentaglio la salute e senza compiere scelte azzardate che ci riporterebbero, in tempi brevi, a nuove chiusure».
Eccolo il pericolo intravisto dal ministro: la Sardegna. «L'andamento del contagio è un campanello d'allarme che non può essere sottovalutato. Quella rapida variazione della curva ci indica in modo evidente quanto sia ancora forte la circolazione del virus e come si possa passare rapidamente da zona bianca a zona rossa non appena si abbassa il livello di guardia» spiega nell'intervento in Parlamento. Per Speranza non bisogna sbagliare i tempi: «Bisogna essere tempestivi nelle chiusure e non sbagliare tempi e modi delle riaperture per non vanificare rapidamente i sacrifici fatti. Certo va data risposta alle preoccupazioni degli italiani, alla crescita intollerabile delle nuove povertà, alle difficoltà delle imprese e dei lavoratori. Ma non esistono risposte semplici a problemi complessi con un elevato numero di variabili». Al prossimo Consiglio dei ministri Draghi proverà a trovare un punto di caduta tra le due posizioni.
Punto che potrebbe portare al via libera dal prossimo 26 aprile alle attività aperte. Soluzione su cui anche il senatore del Pd Andrea Marcucci è favorevole: Le aperture all'aperto possano essere stabilite già dal 26 aprile, per poi procedere con quelle programmate per maggio».
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