Salvini furioso con Conte: scintille nel vertice notturno

Il leghista sconfitto: «Mai consultato, non autorizzo niente e pretendo un chiarimento». Giorgetti: il governo non rischia

Salvini furioso con Conte: scintille nel vertice notturno

No il triangolo no. Non s'era considerato. A furia di stare sotto lo stesso tetto, fra le quattro mura d'un governo che va stretto di manica e pure di cavallo (all'Italia, prim'ancora che a loro stessi), qualcosa sta accadendo tra Salvini, Di Maio e Conte. Al punto che, dopo una giornata nella quale il premier finiva sulla graticola, con Di Maio improvvisato paciere, Salvini finiva per ammettere che «i 5Stelle sono cambiati rispetto a 5 anni fa, la Lega è cambiata rispetto a qualche anno fa» e a un'alleanza organica «ci penseremo, per il futuro». Nel frattempo, però, un colpo al cerchio, uno alla botte, rincuorato dai sondaggi di buon gradimento o dalla sincera amicizia di Pannocchia Trump, l'«avvocato del popolo» di Palazzo Chigi ha finito per ritagliarsi un ruolo sempre più largo; com'era giusto e logico che competesse a un presidente del Consiglio, tra l'altro. Fino a decidere in proprio, un paio di giorni fa, in stretta consonanza con il Quirinale, che l'Italia avrebbe fatto la sua parte e assicurato agli intermediari Ue che avrebbe accolto una quindicina di migranti, in barba agli annunci del ministro dell'Interno.

Ed ecco così che, dopo febbrili consultazioni telefoniche, si andava verso un vertice notturno a Palazzo Chigi, chiesto con urgenza da Salvini. Con il grillino Di Maio impegnato a salvare Conte dalla furia del ministro dell'Interno, sempre mostrando però di ben comprendere il disagio del gemello vicepremier. Esprimendogli solidarietà che non sembrava di facciata. La faccia feroce invece restava quella di Salvini, costretto a ingoiare il rospo, dopo una giornata campale trascorsa (anche) in colloqui con il suo nuovo alleato polacco. Da Varsavia manifestava il suo profondo disappunto per «non essere stato consultato da Conte», nonché il sospetto (fondato) che già da qualche giorno il premier avesse fatto di testa sua e, dunque, lo avesse raggirato («Ci si consulta prima, non dopo!»).

«Buoni sì, fessi no», ringhiava ancora Salvini dopo esser stato sconfessato davanti all'intero popolo plaudente; proprio ieri che aveva mostrato come un istant-focus di Sky Tg24, registrasse 63 intervistati su cento dargli ragione. All'annuncio dei Maltesi, aveva reagito con vigore: «Leggo che a Bruxelles fanno finta di non capire e agevolano il lavoro di scafisti e Ong. Cedere alle pressioni e alle minacce dell'Europa e dell'Ong è un segnale di debolezza. Io non autorizzo niente, e vediamo se i migranti arrivano». Una concessione all'ironia: «Io però non controllo ancora lo spazio aereo, ho il controllo dei porti. Magari arriveranno in Italia in parapendio...». Poi di nuovo calor bianco: «Lo ribadirò a Conte: non si capisce perché noi dobbiamo correre e altri Paesi se ne fregano». La situazione d'impasse spaziava tra il ridicolo e il drammatico, anche perché le dichiarazioni del leghista Giorgetti chiarivano che «il governo non è a rischio».

Magari Conte invece sì, per quella mossa che aveva spiazzato Salvini: «Non la capisco, non ha senso», aveva lamentato a caldo, risnocciolando i dati dei migranti ancora in Italia e non redistribuiti in Europa. «Altro che farne sbarcare altri o andarli a prendere con barconi e aerei, stiamo lavorando per rimandarne a casa un bel po'. Scafisti e terroristi: a casa!!!»

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