Il Capitano ha fretta di andare al voto. E di liberarsi di Conte (attraverso la sfiducia) e di affrancarsi dalla compagnia dei grillini. Il Capitano Salvini ha fretta, insomma, di ritrovarsi solo al comando. Questo perché, da grande animale politico qual è, ha fiutato che ci sono sottotraccia molti tentativi di far continuare questa legislatura. E nessuno di questi ovviamente lo vede protagonista. I sondaggi delle ultime settimane (ben al di sopra del 35%) costituiscono il carburante che sta facendo marciare a gran passo il Carroccio salviniano. Bisogna però monetizzare questo consenso in fretta perché l'unica cosa certa ormai è la volubilità degli italiani alle urne. Ed è anche convinto, il leader della Lega, che si possa sistemare subito la pratica delle elezioni in modo da dare tempo e agio al prossimo governo (ovviamente il monocolore verde) di fare anche la legge di Bilancio, evitando il temuto (da tutti) esercizio provvisorio. Ancora ieri a Policoro (Matera) ripeteva il suo mantra elettorale. «Quello che mi interessa - urlava Salvini, schivando gavettoni di protesta, prima di concedersi una breve gita in canoa - è sapere quando gli italiani andranno a votare un nuovo parlamento e un nuovo governo che faccia la manovra economica».
Su Giuseppe Conte invece indirizza i suoi strali il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. È il premier - dice il leghista - a volere una fine traumatica del governo. Salvini però vuole un'uscita morbida ma immediata e a chi gli fa notare che toccherebbe a lui come ministro degli Interni gestire il voto aggiunge: «Mi faccio pure da parte, purché si faccia decidere gli italiani in fretta» . E nella tappa di Isola di Capo Rizzuto si augura una sorta di election day che comprenda anche il voto per la Regione calabrese. «Non importa chi gestisce la macchina elettorale - spiega il ministro dell'Interno - purché si vada presto alle urne. Io poi sono pure più contento se mi sollevano da questo compito così ho più tempo per la campagna elettorale». Mentre vede crescere intorno al suo partito una sorta di cordone sanitario che anestetizzi il suo operato ora che di fatto conta «soltanto» 183 parlamentari, Salvini si fa forte dei confronti tutt'altro che impietosi che i sondaggisti fanno tra la parabola renziana e il suo astro. Renato Mannheimer, ad esempio, ricorda come Renzi fosse, già all'epoca in cui era segretario, mal visto da una parte consistente del suo stesso partito, mentre il favore che Salvini incontra all'interno della Lega in questo momento è praticamente assoluto. Ecco perché il segretario del Carroccio si sente così sicuro dell'esito del voto da poter dettare le condizioni anche su eventuali alleanze. «Prima vediamo chi è d'accordo a votare subito - dice - poi risolviamo la questione delle alleanze».
D'altronde, aggiunge, «sento già parlare di alleanza tra Grillo e Renzi e inorridisco al solo pensiero di questo inciucio». E poi è ormai gran tempo che Salvini ha chiuso in un cassetto la fotografia di Renzi che Giorgetti gli impose di tenere sulla scrivania ben visibile a memento della volatilità del successo politico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.