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Salvini rilancia sul nucleare. "Sì a un nuovo referendum"

Il vice premier leghista scommette sull'"Italia dei sì". "C'è un'energia sicura, pulita e di ultima generazione"

Salvini rilancia sul nucleare. "Sì a un nuovo referendum"

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Matteo Salvini presenta l'Italia del futuro, «l'Italia del sì». Un futuro non molto lontano fatto di grandi opere strategiche.

L'obiettivo del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti è ridisegnare il Paese entro il 2023. Un obiettivo ambizioso, ma fattibile a suo dire. Lui ci crede, e anche il governo. D'altronde è quello che serve per rilanciare l'Italia (nonostante i no). Più opere pubbliche significa più lavoro, più ricchezza. Salvini lo sa e mira a portare l'Italia in cima alle classifiche europee per nuove infrastrutture e investimenti di ultima generazione. Tra questi il nucleare. Sì, gli ecologisti dovranno farsene una ragione.

Il leader della Lega è stato chiaro: «Sono un nuclearista convinto», ed è perfino pronto a riportare gli italiani alle urne per un nuovo referendum. «Bisogna spiegare perché all'Italia convenga avere un nucleare sicuro, pulito e di ultima generazione» ha detto. IPad alla mano, grande schermo «futuristico» alle spalle, su una delle terrazze più belle di Roma, slide dopo slide ha mostrato al pubblico (fatto di grandi appaltatori, diplomatici, ministri e funzionari pubblici) come l'Italia sia circondata da centrali nucleari: 56 in Francia, 12 in Ucraina, 9 nel Regno Unito, 7 in Spagna. Loro sì, e noi? «Non possiamo precluderci nessuna fonte energetica, incluso il nucleare e in sette anni potremmo avere un reattore attivo», ha detto Salvini un po' scocciato, anzi «imbestialito» dal fatto che «ci siano ingegneri ed esperti italiani che vanno all'estero a fare le cose che potrebbero fare in Italia». Già. Il nucleare garantirebbe alla nostra Nazione non solo autonomia energetica ma anche un notevole risparmio sulle bollette (ancora alte nonostante il prezzo del gas sia sceso). Abito blu, l'immancabile spilladistintivo di Alberto da Giussano, Salvini ha vestito i panni del presentatore (d'altronde era il suo vecchio mestiere a Radio Padania) e ha ribadito più volte il suo mantra: «Fare, fare, fare». Alla faccia dei «signori del no». Con orgoglio ha mostrato a tutti (sempre aiutato da slide e video realizzati da far invidia alla migliore Tv americana) i diversi progetti pronti ad essere «messi a terra», come si dice in termini tecnici. Dall'alta velocità RomaBari (che sarà percorribile in sole tre ore) allo snodo sotterraneo di Firenze (questa mattina è già partita la fresa dando il via ufficialmente ai lavori) fino all'alta velocità RomaPalermo e la Torino-Lione. Oltre 1.700 i cantieri, 3,5 miliardi di euro spesi per interventi di manutenzione sulla linea ferrata, 22 miliardi per lavori già appaltati e 11,2 miliardi di euro da appaltare entro l'anno. Per non parlare, poi, della rete stradale e autostradale: 2 miliardi per nuove opere e 1,8 per la manutenzione già programmata.

Nel lungo elenco presentato da Salvini ci sono anche opere strategiche contro la siccità e la dispersione idrica come le dighe. 900 milioni di euro già programmati. Con buona pace del ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti seduto in prima fila. Investimenti anche per il Giubileo del 2025 e per Expo 2030. Soldi, tanti soldi (molti dei quali provenienti dal Pnrr) pronti per essere spesi. E poi c'è lui, il Ponte degli italiani, quello sullo Stretto di Messina per intenderci. La ciliegina sulla torta. «Entro la prossima estate saremo lì, lungo lo Stretto, per l'avvio dei lavori» ha assicurato Salvini. Poi subito dopo un incontro con il ministro Adolfo Urso. Sul tavolo il caro voli, il dossier bollente dei taxi ed ncc e l'aeroporto di Catania che ha ripreso a «volare». Come il capitano, che sembra inarrestabile.

Per ora.

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