Salvini sente Berlusconi. "Ius scholae e cannabis sono una provocazione"

Fronte compatto Lega-Fi per il no in Aula. Giorgetti: "Siamo al servizio degli italiani"

Salvini sente Berlusconi. "Ius scholae e cannabis sono una provocazione"

È una sorta di tour de force del dialogo interno quello di Matteo Salvini. Prima la riunione del federale lunedì, poi l'incontro con i senatori, oggi un nuovo confronto con i deputati, il secondo in una settimana. E soprattutto un confronto serrato, continuo con Giancarlo Giorgetti con cui il segretario ha avuto un lungo colloquio telefonico ieri mattina, a conferma della volontà di coinvolgerlo sempre di più nelle decisioni politiche in questo ultimo scorcio di legislatura.

Un dialogo che si declina anche nel rapporto con gli alleati. Ieri pomeriggio, infatti, Salvini ha parlato a lungo con Silvio Berlusconi con il quale ha condiviso la preoccupazione per l'approdo in Parlamento, previsto per la prossima settimana dello ius scholae e della proposta di legge per la depenalizzazione della coltivazione domestica della cannabis. Un colloquio nel quale il Cavaliere ha ribadito la ferma opposizione di Forza Italia a provvedimenti che nulla hanno a che vedere con la natura e la mission del governo Draghi, avendo una chiara connotazione identitaria e ideologica. Salvini, a sua volta, ha fatto notare che il Pd neppure durante l'esecutivo giallorosso o nelle esperienze governative di cui risultava essere il principale azionista aveva tentato un affondo di questo tipo. La convinzione, insomma, è che da parte del centrosinistra si proceda ormai a colpi di provocazioni.

Tra governo e partito, il Capitano lavora al rilancio della Lega. Una ripartenza che deve necessariamente passare da uno sforzo unitario condiviso da tutti i colonnelli, da uno slancio comune in cui coniugare responsabilità e identità di lotta. Una strategia in cui tutti saranno chiamati a dare il loro contributo. Non ci saranno vice come si era inizialmente ipotizzato, ma una sorta di gestione allargata. Tutti dovranno metterci la faccia, ministri compresi, per spiegare al popolo leghista le ragioni della partecipazione all'esecutivo. Un patto di governo insomma, in cui la Lega cercherà di far capire che i ministri hanno come unico obiettivo quello di «essere al servizio degli italiani». Quegli stessi ministri che hanno ribadito pieno sostegno al segretario, arrivando a mettere sul piatto la disponibilità a rassegnare le dimissioni, qualora Salvini le avesse richieste.

Il comunicato stesso che in tarda mattinata viene siglato dallo staff del ministro dello Sviluppo Economico ribadisce «il concetto unitario» e fa capire l'intenzione di dare una svolta anche alla comunicazione. «Questa mattina Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti hanno parlato a lungo» si legge. «I due hanno rinnovato e confermato, in questa delicata fase politica, che la Lega è compatta e prosegue nella linea decisa nel corso della riunione di lunedì in via Bellerio nell'esclusivo interesse degli italiani e coerentemente con le battaglie del partito».

La Lega, dunque, rivendica la propria lealtà al governo ma chiede a Draghi risposte sulle questioni di merito perché per dirla con Massimiliano Romeo «siamo leali ma non fessi». «La nostra responsabilità ci è costata un sacrificio in termini di consenso» dichiara a La Stampa, «non pretendiamo di dettare l'agenda di un governo di unità nazionale, però vorremmo maggiore equilibrio».

Riguardo il Dl Aiuti, «i litigi tutti interni della sinistra di Pd e M5s mettono a rischio 15 miliardi fondamentali per famiglie e imprese. Poi siamo noi quelli poco affidabili? Il governo sblocchi i lavori e vada avanti».

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