«L e corone normalmente son fatte veramente con i piedi... mediamente Elledent lavora grossomodo con il culo». Così un dirigente dell'ospedale di Desio descriveva le protesi fatte a spese pubbliche a pazienti pubblici nel suo ospedale. Eppure le corone «fatte con i piedi» si sono imposte in pochi anni in buona parte degli ospedali pubblici e privati lombardi. E ora la nuova inchiesta che scuote la Regione Lombardia spiega anche il perché: il rapporti d ferro tra i vertici della Elledent, e dell'impero di società ad essa collegate, e uno degli uomini chiave della sanità regionale. Fabio Rizzi, consigliere leghista, presidente della commissione Sanità, uomo di fiducia del presidente Roberto Maroni, finisce ieri in carcere insieme ad altri otto indagati (altri sette sono ai domiciliari, e cinque a piede libero), gravato da una serie impressionante di accuse: associazione a delinquere, corruzione, concussione. E che il giudice che lo spedisce in cella sintetizza in una realtà già vista troppe volte: «Ha fatto del potere politico lo strumento per accumulare ricchezze».Rizzi viene arrestato di notte, e portato di buon mattino dai carabinieri negli uffici della Regione per perquisire il suo ufficio. Prima che faccia sera il quadro delle accuse contro di lui è di pubblico dominio. E sono accuse dall'apparenza solida, se il presidente Maroni, in consiglio regionale, dichiara che «la Regione è parte lesa in questa vicenda, e che «i comportamenti dei singoli sono difficili da prevedere». Matteo Salvini invece ha deciso di sospendere Rizzi «per il suo bene e il bene dei cittadini». Ed in effetti non era facile immaginare che un politico giovane e dall'aria efficiente come Rizzi arrivasse a gestire i suoi affari con tale spregiudicatezza da accumulare in soffitta un tesoretto da 15mila euro in biglietti da 500, come si legge nelle intercettazioni. E, ancora peggio, a utilizzare il progetto di un ospedale per bambini in Brasile, finanziato dalla Regione, per diventare ricco: «Dall'ospedale pediatrico, cioè dall'ospedale in Brasile, potrebbero venir fuori un paio di milioni a testa», dice Rizzi in una intercettazione.Al centro dell'inchiesta della Procura di Monza, scaturita dall'esposto di un membro del collegio sindacale dell'ospedale di Desio, in Brianza, l'intero sistema di cure dentistiche negli ospedali lombardi, un affare da 400 milioni, solidamente in mano a una sola persona: Maria Canegrati, brianzola, 54 anni, anche lei arrestata. Le cure odontoiatriche sono il suo business, e la sanità pubblica della Regione Lombardia la sua principale fonte di guadagno. Controlla le gare prima ancora che vengano bandite, grazie ad un rapporto di ferro con i dirigenti e i primari: in cambio dà soldi, dispensa favori, assume parenti e amici. Ma a rendere imbattibile lady Canegrati è soprattutto il legame preferenziale con Mario Longo, portaborse e factotum del consigliere Rizzi. Rizzi non si espone, compare di rado nelle intercettazioni con la donna. Ma quando parla con Longo si mostra pienamente coinvolto nel sistema. E il portaborse lo dipinge così, parlando con un amico: «Oh, gli porto dieci in contanti ma manco chiesto perché, da dove cazzo arrivavano (...) che cazzo me ne frega io li spendo». Insieme a Rizzi viene indagata anche la fidanzata.
Le protesi della Canegrati sono state impiantate in una lunga serie di ospedali pubblici lombardi, compresi il Policlinico e gli Icp di Milano, ma la zarina delle dentiere utilizzava i suoi sponsor politici anche per conquistare spazi nei grandi istituti della sanità privata: nelle carte compaiono il gruppo San Donato della famiglia Rotelli, la Multimedica di Daniele Scwarz e la clinica Humanitas, del presidente di Assolombarda Gianluigi Rocca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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