Schermaglie Salvini-Di Maio. Ma sulla chiusura dei campi rom sono d'accordo

I due alleati litigano a distanza su Tav e Flat Tax, ma sulla chiusura dei campi nomadi sono d'accordo: "Li chiuderemo tutti"

Schermaglie Salvini-Di Maio. Ma sulla chiusura dei campi rom sono d'accordo

Non sono mai stati così distanti, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il contratto resta in vita, ma il contrasto è aperto, sotto gli occhi di tutti, esacerbato dalla partecipazione alle trasmissioni televisive della domenica sera. Già, mentre uno picchiava duro da Massimo Gilletti, l'altro randellava da Fabio Fazio. Sembrava fatto a posta: adesso vediamo chi è più tosto tra noi due, una sorta di "celodurismo" di bossiana memoria. Del resto, lo scontro ormai è totale, perché ideologico: il flirt con forze di estrema destra da parte della Lega, il congresso di Verona sulla famiglia, la gestione dei migranti e della guerra in Libia, le politiche economiche, le tasse, il ruolo del ministro Tria. Il futuro è appeso a un filo sottile, che rischia di spezzarsi dopo il voto europeo, cioè alla fine di maggio.

Salterà il banco? Difficile dirlo, però da qui alle elezioni, cioè in piena campagna elettorale, conviene attendersi altre situazioni di massimo attrito, "Io non mi permetto di dire al ministro dell'Interno di lavorare di più", ha tuonato Di Maio. "Io mi aspetto coraggio anche da parte di altri ministri. Io ci ho messo coraggio, ho rischiato processi, spero che anche altri lo facciano", ha sibilato Salvini. E ancora: "Di Maio ha avuto il reddito di cittadinanza, ora pretendo la flat tax", il baratto del leader leghista. "Va bene la flat tax ma per entrare nel Def deve aiutare il ceto medio", ha chiosato il capo dei Cinquestelle.

Ma su una cosa i due alleati si sono detti d'accordo: la chiusura dei campi rom. "Chiudere entro la fine del mandato tutti i campi rom in Italia", ha detto Salvini. Gli ha fatto eco il pentastellato: "Noi rileviamo tensioni sociali dove ci sono i campi i Rom.

I campi Rom vanno chiusi e non possiamo dire ai sindaci d'Italia occupatevene voi con le vostre risorse. Ma non le devo fare io da ministro dello Sviluppo Economico, lo deve fare il ministro dell'Interno. Il percorso immaginabile è quello dell'integrazione per chi è italiano e ricollocamenti per chi non lo è".

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