Roma - Il Nuovo centrodestra si scopre in piena crisi d'identità. È il coordinatore del partito, Gaetano Quagliariello, a lanciare l'allarme «esistenziale». Lo fa con un'intervista a Libero che più che un'intervista sembra un monito rivolto al premier: vuoi andare avanti senza di noi? «Chissenefrega!» L'importante è ritrovarsi. Vitale è riconoscersi in un'idea politica. Tira, insomma, una brutta aria nella compagine governativa. Una delle stampelle renziane (definita dal premier un «cespuglio») potrebbe mollare l'appoggio. E questo per una serie di motivi. Primo fra tutti il fatto che il Pd pare non voglia più rispettare il criterio di reciprocità (votiamo le vostre leggi se voi votate le nostre).
La prima ad accorgersene è stata Nunzia De Girolamo che l'altro giorno durante la conferenza dei capigruppo ha capito che le priorità del governo (o meglio dei renziani di Palazzo Chigi) non combaciano con quelle sbandierate da Alfano e affini. Tra queste priorità non ci sono solo le riforme che compongono il cosiddetto «patto del Nazareno». L'Ncd avrebbe, infatti, qualcosa da ridire sulla riforma delle banche popolari in società per azioni, che proprio non piace. E, soprattutto, resta del tutto aperto il discorso sulle alleanze per le prossime regionali. Nodo quest'ultimo ancora non sciolto nemmeno ieri durante la riunione dei vertici del partito. Per non parlare, poi, della spinosa questione Quirinale che ha visto l'Ncd arrancare dietro le scelte imposte dal partito di Renzi. Quest'ultimo, poi, sembra aver tirato troppo la corda quando, ospite da Vespa martedì sera ha, con poco garbo, sfottuto i cespugli della maggioranza dicendo che il governo va avanti con i «responsabili», non riconoscendo quindi al partito di Alfano e Quagliariello, la dignità di alleato a tutto tondo. Forte poi il premier delle voci di corridoio che danno in uscita da Area popolare (che raccoglie 70 parlamentari di Ncd e Udc) un consistente gruppo.
Roberto Formigoni è tra quelli che appare più a disagio. «Se il premier è quello apparso da Vespa - commenta inviperito l'ex governatore della Lombardia - allora si trovi pure i suoi responsabili per governare fino al 2018. Noi non ci stiamo». Ma senza di noi, fa capire Formigoni, i numeri per mandare avanti le riforme al Senato non ci sono. Soprattutto adesso che il «patto del Nazareno» sembra archiviato. A controbilanciare la dichiarazione di guerra formigoniana ci sono le rassicurazioni di Alfano che alludendo all'intervista di Quagliariello parla di «tempesta mediatica» in un bicchier d'acqua. «Il partito è unito - spiega il ministro dell'Interno ai microfoni del Tg3 - e l'alleanza di governo solida. Speriamo solo che Fi ci ripensi per quanto riguarda le riforme».
Ma un rimpasto di governo è possibile? Proprio l'ala moderata sembra considerare la cosa auspicabile. Anche per dare un segnale di discontinuità rispetto alla squadra ministeriale targata Ncd che non è cambiata affatto dai tempi del governo Letta. Uno che potrebbe sfilarsi è, a esempio, Maurizio Lupi ora ministro delle Infrastrutture. Molti addetti ai lavori, infatti, hanno giudicato altamente «significativa» la sua assenza dal banco di governo al momento del discorso di insediamento di Sergio Mattarella alla Camera. Mancava solo lui.
E sempre Lupi apre un altro fronte interno, quello relativo alle elezioni comunali a Milano in programma il prossimo anno. È già stato fatto il suo nome come possibile antagonista di Giuliano Pisapia. Resta da verificare l'asse con Salvini, che per ora regge molto bene al Pirellone dove Lega e Ncd sono alleati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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