Lo schiaffo del Tar al Viminale: ​riaperta l'accoglienza a Riace

Dopo l'ondata di inchieste e di arresti, il Viminale blocca i finanziamenti per l'accoglienza. Ma il Comune di Mimmo Lucano fa ricorso e il Tar li riattiva

Lo schiaffo del Tar al Viminale: ​riaperta l'accoglienza a Riace

Nonostante sul modello Riace penda un processo pesantissimo, che nei mesi scorsi ha travolto il sindaco Mimmo Lucano con una sfilza di accuse infinite, il Tar ha deciso di riattivare il business degli immigrati nella città in provincia di Reggio Calabria. È stato, infatti, accolto il ricorso presentato dal vice sindaco Giuseppe Gervasi contro la decisione del Viminale di escludere il piccolo Comune della Locride dal Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). Una mossa che riapre i rubinetti e fa tornare a scorrere nelle casse del municipio i finanziamenti pubblici destinati all'accoglienza.

Solo pochi giorni fa il gup di Locri aveva rinviato a giudizio Lucano e le altre 29 persone coinvolte nell'inchiesta "Xenia" che aveva scoperchiato un vero e proprio sistema che per anni ha aiutato gli immigrati ad entrare illegalmente nel nostro Paese. Fra i tanti reati contestati, oltre appunto al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ci sono l'associazione per delinquere, la truffa con corrispondente danno patrimoniale per lo Stato, l'abuso d'ufficio, il peculato, la concussione, la frode in pubbliche forniture e il falso. L'11 giugno ci sarà la prima udienza di un processo che la sinistra ha già definito "politico" ma che, in realtà, scoperchia tutto il buonismo progressista e svela i traffici per agevolare gli ingressi irregolari in Italia, contravvenendo qualsiasi tipo di legge. Nonostante queste premesse, il Tar ha deciso di dare ragione al vice sindaco Gervasi che il primo gennaio scorso aveva presentato un ricorso contro la decisione del ministero dell'Interno di escludere il Comune dal sistema di accoglienza.

"Il ministero (dell'Interno, ndr) - è l'accusa mossa dall'associazione 'Italia stato di diritto' - avrebbe dovuto mettere il Comune in condizioni di rimediare alle criticità del suo operato e così cercare di conservare i finanziamenti ottenuti". Il tribunale amministrativo della Calabria gli ha dato ragione e ha rinfacciato al Viminale di non aver contestato al Comune di Riace le irregolarità rilevate nè di avergli mai assegnato, così come avrebbe dovuto, un termine per ottemperare. Non solo. I giudici del Tar hanno anche contestato al dicastero guidato da Matteo Salvini di aver "improvvisamente attribuito a comportamenti del Comune che ben conosceva da tempo, una portata impeditiva della prosecuzione del progetto, con una contraddittoria e destabilizzante inversione di rotta rispetto al passato". Subito dopo il verdetto del Tar è arrivata la reazione del Viminale con le parole dello stesso ministro Salvini: "Noi andiamo avanti, tenendo i porti chiusi, salvando vite, espellendo i delinquenti che aggrediscono, spacciano e stuprano. Abbiamo - ha continuato - il 90% di sbarchi in meno, abbiamo dimezzato i morti. Abbiamo 70mila immigrati in meno ospiti in Italia a spese degli italiani, i reati calano del 10%. Quindi, se mi fanno forza i porti oltre che in Italia li chiudo anche in Europa".

Lucano, che mesi sta portando avanti una battaglia personale contro Salvini, ha esultato non appena è venuto a conoscenza del dispositivo del Tar. "Le persone sono state trasferite e i danni sono stati fatti", ha commentato.

"Ma almeno si ristabilisce dal punto di vista amministrativo un po' di giustizia". In realtà la giustizia si ristabilirà solo alla fine del processo che vedrà proprio il sindaco (sospeso) sul banco degli imputati.

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