Lo schiaffo Volkswagen: "Merkel, cambia marcia"

La crescita c'è, il governo non ancora. E la casa automobilistica suggerisce: "Via le vecchie facce"

Lo schiaffo Volkswagen: "Merkel, cambia marcia"

Berlino - Secondo l'Istituto per la ricerca economica (Ifo) di Monaco di Baviera la Germania va avanti da sé. Priva di un governo nella pienezza dei suoi poteri ormai da tre mesi, la Repubblica federale dovrebbe comunque chiudere il 2017 con una crescita del 2,3 per cento, alla quale seguirà un'espansione del Pil del 2,6 nel 2018 e del 2,1 l'anno dopo. Altri paesi europei come l'Olanda, la Spagna e il Belgio sono rimasti per molti mesi senza un esecutivo, riuscendo in economia anche meglio che in periodi normali. Le rosee previsioni dell'ascoltatissimo istituto bavarese non bastano tuttavia a tranquillizzare gli imprenditori tedeschi. Giovedì scorso il direttore generale della Federazione dei datori di lavoro (Bda), Steffen Kampeter, ha chiesto alla Cdu della cancelliera Angela Merkel e al partito socialdemocratico (Spd) di «non attardarsi in discussioni prolungate ma di concentrarsi piuttosto sulla formazione rapida di un governo che guidi la crescita della Germania». I due mesi di negoziati esplorativi sprecati nel tentativo di formare una coalizione nero-giallo-verde (Giamaica) seguiti da un altro mese di tira e molla fra Cdu e Spd hanno stufato anche il presidente di Confindustria tedesca (Bdi): «Ci aspettiamo che il governo sia formato il prima possibile», ha detto Dieter Kemp, augurandosi che la pausa natalizia porti consiglio alle parti. È stato lo stesso istituto Ifo a notare a inizio settimana che l'indice della fiducia delle imprese è calato a 117,2 punti a dicembre rispetto al picco di novembre (117,6). Per assicurarsi che il messaggio di Bda e Bdi sia ben ascoltato, è sceso in campo un pezzo da novanta dell'industria tedesca: «Ci stanno mettendo troppo tempo», ha affermato alla Welt l'ad di Volkswagen Matthias Müller. Per il numero uno dell'industria automobilistica tedesca non è più tempo di traccheggiamenti in politica. Dopo essersi detto «piuttosto deluso» per il naufragio della Giamaica che avrebbe portato al governo «uno spettro molto ampio di elettori, con una grande varietà di personaggi diversi» (traduzione: un po' di facce nuove pro impresa rispetto ai soliti socialdemocratici concentrati sulla spesa pubblica), Müller ha esortato Merkel&Co a riformare la politica tedesca. «Io comincerei dai ministeri», ha insistito il manager spiegando che oggi sono almeno quattro i dicasteri competenti per mobilità e trasporti. Troppi per un'industria automobilistica in cerca di una nuova reputazione dopo il Dieselgate, lo scandalo della falsificazione delle emissioni delle vetture diesel. È di queste ore la notizia che VW ha patteggiato un accordo provvisorio con i querelanti canadesi. Finora in Nord America VW ha versato quasi 30 miliardi di dollari fra multe e risarcimenti legati alla falsificazione delle emissioni.

Intanto la Bild ha diffuso la notizia che la casa automobilistica di Wolfsburg ha licenziato il responsabile VW per la conformità negli Usa, Oliver Schmidt, arrestato lo scorso gennaio a Miami e appena colpito da una sentenza a sette anni per frode e violazione del Clean Air Act (la legge sull'inquinamento atmosferico). Trovato il «capro espiatorio globale», ha scritto la Bild, VW vuole rimettersi a lavoro.

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