Scontro sulle intercettazioni tra Pd e Bonafede

Sulle intercettazioni va in scena l'ennesimo scontro nella maggioranza. Bonafede nel mirino del Pd

Scontro sulle intercettazioni tra Pd e Bonafede

Alta tensione nel governo. Questa volta il fronte dello scontro è quello della giustizia. La riforma prevede anche un cambiamento sul fronte delle intercettazioni. I Cinque Stelle hanno tentato il blitz cercando di prorogare la legge Orlando che di fatto prevede una netta distinzione tra le intercettazioni "rilevanti" da trascrivere e "irrilevanti" da non trascrivere. La proroga era da inserire nel decreto Milleproroghe. Ma questa mossa in avanti da parte del ministro Bonafede non è stata certo gradita dai dem che hanno immediatamente puntato il dito contro il titolare della Giustizia: "La decisione è irritante e unilaterale". Il Pd sfrutta subito l'occasione per attaccare il ministro e gli alleati di governo: "Non abbiamo concordato nulla, non possono pretendere di vincere su tutti i fronti, sia sulla prescrizione che sulle intercettazioni", affermano fonti dem. Ma proprio mentre si consuma l'ennesimo scontro tra i giallorossi, ecco che arriva la soluzione: tutti i rinvii inseriti nel Milleproroghe saranno discussi con un decreto autonomo. In questo modo la partita proprio sulle intercettazioni resterebbe aperta. E il ministro Bonafede prova a ricucire tendendo la mano ai dem. L'inserimento della proroga alla riforma delle intercettazioni "è stata effettuata in via meramente cautelativa, considerate le difficoltà tecniche che avrebbe comportato per le procure un'entrata in vigore dal 1 gennaio", spiegano fonti del ministero della Giustizia all'Adnkronos. Il ministro ha confermato a rappresentanti del Pd, anche in queste ore, riferiscono le stesse fonti "l'ampia disponibilità a trovare un accordo, eventualmente anche con un decreto legge". Tra l'altro in base alle interlocuzioni già in atto sembrerebbero esserci "margini di convergenza".

Insomma nel governo basta poco per scatenare l'ennesima baruffa tra i dem e i 5 Stelle. Lo scontro sulle intercettazioni infatti è l'ultimo atto di una serie di tensioni sul fronte della Giustizia. L'esecutivo appare assai debole e i continui litigi ne minano la credibilità. Conte ha chiesto una verifica a gennaio con una sorta di nuovo contratto per la legislatura.

Ma la sua proposta non è stata accettata con entusiasmo da parte di tutte le anime dell'esecutivo. Il silenzio di Italia Viva pesa. E a questo punto la "profezia" dell'agenzia di rating Fitch comincia ad avere ragione di esistere: "Il governo difficilmente arriverà alla fine della legislatura".

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