È scontro Viminale-Difesa: febbre altissima nel governo

Trenta twitta su un attacco libico (falso) a nostre navi Salvini: «L'esercito merita di più». I 5 Stelle la difendono

Foto di repertorio
Foto di repertorio

Ne hanno le tasche piene, di sondaggi e dei giornali, e non ne vorrebbero neanche più sentir parlare. Comprensibile, visto che i primi cominciano a registrare consistenti perdite di gradimento per i due vicepremier, il leghista e il grillino, mentre i secondi, da mesi, non possono fare a meno di raccontare le loro baruffe. Ma la crisi c'è: strisciante, irreversibile, manifesta già da metà della prossima settimana, se solo la Lega disertasse il decisivo Consiglio dei ministri sulla revoca del sottosegretario Armando Siri, com'è fortemente tentata di fare. La «conta» sulla proposta del premier (una votazione, in punta di regolamento, non sarebbe neppure vincolante) è esclusa: otto sono i ministri grillini, solo sei i leghisti. Dunque non conviene a nessuno, e per questo Conte ieri ha anticipato che «la conta non ci sarà», raccomandando persino ai giornalisti di «non raccogliere false notizie, false dichiarazioni» e parlare d'altro.

Ironia della sorte, è proprio su una notizia data da un'agenzia, a proposito di un presunto salvataggio di pescherecci italiani attaccati da motovedette libiche, che si apre invece l'ennesima crisi (di nervi, se non altro). La ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, plaude in un tweet all'intervento della Marina Militare: «Grazie al coraggio e alla professionalità dell'Italian Navy si è evitato il peggio», scrive lo staff della ministra. Ma solo poche ore più tardi, una ong, Mediterranea saving humans, capisce che qualcosa non va: «Alle 11.47 il ministero della Difesa denunciava attacchi di motovedette libiche a pescherecci italiani. Poi hanno cancellato: che cosa sta succedendo? Milizie pagate da Italia e Ue catturano migranti e terrorizzano i nostri pescatori? Ministra Trenta chiarisca subito». In serata arriva la conferma: nove pescherecci italiani salvati dalla Marina italiana rischiavano di finire nelle mani della Guardia costiera libica.

Il Viminale, che ha già il dente avvelenato con la Trenta, approfitta del giallo per attaccare: «Anziché chiedere alla sua Marina Militare», la ministro Trenta non è informata e non approfondisce Le Forze Armate meritano molto di più». La Difesa reagisce: «Un'istituzione usato a fine elettorali. In questo caso per attaccare il ministro Trenta. Non c'è molto da commentare, basta avere uno spirito democratico per comprendere la gravità dell'episodio. Mi spiace che il Viminale il cui titolare è Salvini, piuttosto che occuparsi della sicurezza del Paese pensi a un tweet». E sul blog dei Cinquestelle compare subito un articolo dal tono perentorio: «Superata la linea rossa. La Trenta non si tocca!».

Lo scontro conferma una maggioranza a brandelli, di cui il leader Pd Zingaretti sospetta persino l'inconsistenza numerica in Parlamento e chiede pubblicamente a Conte di salire sul Colle per «riferirlo al presidente della Repubblica». Altrimenti, dice, «è la solita buffonata di un gruppo di buffoni». Ma la crisi di governo continua a essere negata da tutti, esorcizzata come «azzardo» o «follia» e Salvini conferma di «avere fiducia in Conte».

In attesa del redde rationem, che nessuno vorrebbe più, eppure è nei fatti, si preferirebbe parlare di qualunque cosa. Se non fosse che l'indagato Siri, già colpito da scomunica, desidererebbe essere ascoltato dai magistrati almeno una volta prima di dimettersi. Sarebbe l'unica scappatoia per l'allegra compagnia dei litiganti, ma non è detto che i Pm decidano un interrogatorio prima di mercoledì o giovedì. E allora si torna al punto di partenza, alla snervante attesa dello scontro che riverbera sui giornali, ma che ormai ha già lacerato la maggioranza al proprio interno. C'è un piano leghista per «far saltare tutto dopo il voto delle Europee» e impedire il cambiamento, lamenta Di Maio in un post.

«E tutto questo per cosa? Per una poltrona? Per non mollare un loro indagato per corruzione (che ha il diritto di difendersi ma lontano dall'esecutivo)? Lupi, e dico l'ex ministro Maurizio Lupi di Ncd, si dimise per molto meno... Qui si tratta semplicemente di smettere di fare le vittime e rimettersi a lavorare. Il M5s vuole che il governo vada avanti per altri 4 anni».

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