Se il governo preoccupa Confindustria

Se il governo preoccupa Confindustria

Non è un problema di sola Europa. A sentire certe dichiarazioni di Di Maio&C. sembra quasi che soltanto la Ue abbia preso di mira il governo ancora «in fieri» e ci penalizzi, quasi in risposta al fuoco concentrico di Lega e M5s contro i trattati comunitari da rivedere: non più semplici dichiarazioni contro la moneta comune, ma una vera e propria azione coordinata che, al di là delle smentite, ha dato vita a un documento programmatico anti-Bruxelles. In realtà le preoccupazioni sul fronte economico sono sempre più diffuse: un vero e proprio allarme rosso per l'esecutivo gialloverde anche se Di Maio sprizza ancora ottimismo nonostante lo spread in rialzo. I riflettori puntati su Piazza Affari e sui mercati finanziari illuminano, invece, pesanti nuvoloni. E la stessa Confindustria, che finora era stata alla finestra in attesa degli eventi, ora prende le distanze dall'attuale impasse: un documento sul Dpef di viale dell'Astronomia ha sottolineato il fatto che l'attuale stallo politico rischia di vanificare quanto di buono è stato realizzato per consolidare la ripresa. Certo, i nodi al pettine emergeranno alla prossima assemblea annuale degli industriali, ma già ora il livello di guardia all'Eur è molto alto. Ne ho parlato con il presidente degli imprenditori, Vincenzo Boccia, che, pur non sbilanciandosi più di tanto, ha voluto riaffermare, sulle colonne del Giornale, l'assoluta priorità europea per il «made in Italy»: «Prescindendo da questo o quel governo, Confindustria ribadisce che l'Europa è e deve restare la casa comune all'interno della quale regolare e sviluppare le politiche di crescita di tutti i Paesi che ne fanno parte». Ha aggiunto Boccia: «Tutto questo nel presupposto che la sfida non è tra Paesi d'Europa, ma tra Europa e resto del mondo. L'Italia è un membro fondatore dell'Unione e deve svolgere un ruolo di primo piano per consentire alla Ue di essere il miglior luogo possibile per fare impresa e dare lavoro, a cominciare dai giovani». Un messaggio chiaro che solleva nuovi dubbi sul programma economico di Salvini e Di Maio.

Ieri Berlusconi, che cerca di vigilare dall'alto le mosse dei due, è volato a Sofia per cercare di rassicurare gli «europartner». Forse non sarebbe una cattiva idea se, il 23 maggio, andasse anche a Roma all'assemblea di quelli che, negli anni del boom venivano chiamati i «sciùr Brambilla».

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