Se l'insegnante è gay finisce sotto accusa se trans la difendono

A Trento il ministero manda gli ispettori per la professoressa lesbica ma a Trieste preside e genitori a fianco del supplente in tacchi a spillo

Se l'insegnante è gay finisce sotto accusa se trans la difendono

Una professoressa a Trento si sente discriminata perché lesbica. Il ministero manda subito gli ispettori alla scuola cattolica che sarebbe colpevole di non averle rinnovato il contratto a causa delle sue inclinazioni sessuali. A Trieste nessuna ispezione per un professore che sale in cattedra in gonna e tacchi a spillo. La storia era finita sulle colonne del quotidiano locale, Il Piccolo, grazie alle foto scattate da alcuni studenti e dei loro interdetti genitori. Non l'avessero mai fatto: altri genitori e molti studenti hanno difeso a spada tratta la professoressa Michele Romeo.
I rigidi prof di una volta, in termini di costumi e disciplina, sono praticamente estinti. La scuola, specchio nel bene e nel male della società, è alle prese con le contraddizioni di oggi ed insegnanti ben più evoluti. Talvolta troppo, come dimostrano i casi limite esplosi a Trento e Trieste, che spesso cozzano non tanto con le norme, ma con il buon senso. E provocano tempeste di polemiche in nome del politicamente corretto chiamando in causa addirittura la Costituzione. La scorsa settimana l'Istituto comprensivo sacro Cuore di Trento è finito nell'occhio del ciclone. Ad un'insegnante, dopo cinque anni di lavoro, non è stato rinnovato il contratto. Il sospetto è che la scuola privata cattolica abbia messo alla porta la giovane docente perché ha una fidanzata. «Sono stata convocata dalla madre superiore a contratto scaduto – racconta l'insegnante – Mi ha domandato del mio orientamento sessuale perché secondo lei giravano voci che io avessi una compagna. E voleva che le dicessi se era vero, altrimenti avrebbe avuto difficoltà a rinnovarmi il contratto». La ragazza, che vuole mantenere l'anonimato si è indignata ancor più quando la madre superiora le avrebbe proposto di farsi curare. Alla fine il contratto non è stato rinnovato. La docente si è rivolta alla lista Tsipras per far esplodere il caso sventolando la Costituzione, che vieta discriminazioni di qualsiasi genere. Altre norme garantiscono la riservatezza nei colloqui di lavoro su tendenze religiose, politiche e sessuali.
La madre superiora ha denunciato «che la verità è stata stravolta», ma ammesso che voleva tutelare gli «orientamenti educativi e orientativi» dell'istituto. Forse bastava un po' di buon senso, da ambo le parti, per evitare una tempesta di polemiche in nome dei diritti dei gay che sta mettendo in croce una scuola privata cattolica.
Il mondo alla rovescia del politicamente corretto ha colpito anche a Trieste, nelle ultime settimane di scuola al liceo Oberdan. Alcuni genitori e degli alunni hanno provato un certo imbarazzo all'arrivo di un supplente di sesso maschile all'anagrafe, ma perfettamente vestito e truccato da donna. Michele Romeo, dichiaratamente transessuale, si è detto ben felice che si parli del suo caso. All'inizio alcuni genitori hanno osato lamentarsi. Il padre di una studentessa aveva detto al quotidiano locale il Piccolo: «Rispetto il diritto del professor Romeo di vestirsi come vuole in privato, ma in ambito scolastico lo trovo inopportuno». Luca, uno studente, osservava «che a noi alunni chiedono di indossare abiti consoni e pure per gli insegnanti dovrebbe valere la stessa regola». Al posto di un'ispezione del ministero si è scatenata la reazione politicamente corretta.

Lettere aperte di genitori illuminati e alunni, che facevano scudo alla bravura e serietà del professore con i tacchi a spillo. La preside ha decantato le capacità professionali, oltre che umane, del docente ermafrodita e la dirigente provinciale criticava i dubbi sull'inopportunità denunciata da una parte dei genitori.

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