Il senatore a vita chiede basso profilo nello scontro con la Ue. E il premier perde le staffe

Massimiliano ScafiRoma Una manovra-bis? Una patrimoniale, addirittura? Macché, è solo spazzatura, il solito «racconto di una cultura di stampo anti-italiano» che però da noi «trova sponda anche in un gruppo dirigente che la usa come alibi» perché ha fallito. A muso duro, Matteo Renzi parla al Senato e respinge le accuse. «Non accetto lezioni sul rispetto delle regole. Questo governo, numeri alla mano, ha ridotto le procedure di infrazione, il carico pendente di decreti, il deficit e la curva debito-Pil». Abbiamo fatto meglio, dice, «di Spagna, Francia e Gran Bretagna, nel contenimento del debito siamo al terzo posto dopo Germania e Olanda». Senza parlare delle riforme e dei 760mila posti di lavoro in più. Insomma, «non stiamo lottando per dei decimali, ma per ambizioni grandi», che si possono sintetizzare così: «C'è un problema Europa e noi siamo in grado di proporre le soluzioni».Il premier risponde così al think-tank della Luiss e pure a Mario Monti, l'uomo dell'Europa che a Palazzo Madama, durante la discussione sul prossimo vertice Ue, è appena venuto allo scoperto. «Presidente Renzi, lei non manca occasione per denigrare le modalità concrete di esistenza della Unione, con la distruzione sistematica a colpi di clava e scalpello di tutto quello che ha significato finora. Questo sta introducendo negli italiani, soprattutto in quelli che la seguono, una pericolosissima alienazione nei confronti della Ue, con il rischio di un benaltrismo. Rifletta».Un attacco frontale, il Professore non fa giri di parole. «C'è spazio per le sue battaglie in Europa, ma con una carica innovativa. Giusto parlare di comunità, però la invito a non sottovalutare l'importanza del contratto. Con la posizione assunta, lei rischia di far fare passi indietro all'Ue». Monti conclude augurandosi perfino «che non ci siano concessi tutti i margini di flessibilità richiesti perché sarebbe un ritorno alla cultura del disavanzo che sembrava finita». Rigore, rigore, rigore.Renzi non ci sta. «Riconosco a Monti di aver servito il Paese in un momento delicato, ma non accetto lezioni». La storiella, insiste, degli italiani con il cappello in mano, «ultima ruota del carro», la mette in giro chi «non è stato capace di risolvere i problemi». Monti, appunto, e gli altri prima e dopo. «Il nostro deficit è il più il più basso degli ultimi dieci anni, sostenere che non rispettiamo le regole non trova corrispondenza nella realtà». Quanto al semestre italiano di presidenza dell'Unione, «a differenza di quelli di Craxi e Andreotti, il risultato è che il Patto di stabilità ora è anche di crescita». Roma ha fatto i compiti e non teme bocciature.

«Non siamo Giamburrasca, quando ci si pone in maniera dialettica con le istituzioni europee non si commette peccato di lesa maestà». Può persino stuzzicare la Merkel su Deutsche Bank: «La vera questione riguarda il primo e secondo istituto tedesco. Noi porremo il veto su qualsiasi tentativo di tetto alla presenza di titoli di Stato nelle banche».

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