Lo sfogo di papà Dibba contro il M5S: "Il tonno? Nella scatola"

Il papà di Alessandro Di Battista contro il nuovo corso del M5S: "Rivoluzionari soltanto per una settimana"

Lo sfogo di papà Dibba contro il M5S: "Il tonno? Nella scatola"

"Amareggiato einfastidito". Vittorio Di Battista, papà del pù noto Alessandro Di Battista, si sfoga su Facebook e dice la sua sul nuovo corso del Movimento Cinque Stelle.

"Concordo con l'analisi, anche se velenosa, di Ferruccio Sanza. Concordo e critico anch'io, senza veleni e senza spocchia", scrive in un post visibile solo ai suoi amici, ma condiviso da alcuni suoi contatti, "Col vaffanculo e con l'apriscatole, abbiamo fatto irruzione nella palude di merda, abbiamo mescolato le carte, abbiamo terrorizzato i nemici, quelli pavidi, quelli più abbarbicati, quelli più pericolosi e perfino quelli sordi, rinnegati ed emeriti. È stato veramente uno tsounami, il nostro, che li ha costretti alla fuga precipitosa, al nascondersi e al pensare a come reagire per salvarsi".

Poi però arrivano le critiche a un movimento che da novità dirompente sembra essersi "normalizzato, "Dal primo intervento, ottimo, in Parlamento, quello sui marò sacrificati agli interessi di qualcuno, non abbiamo più incalzato, minacciato, urlato ed impedito agli altri di riprendere fiato", scrive Di Battista senior, "Subito siamo diventati osservanti delle regole, rispettosi delle istituzioni, timorosi di venire rimproverati ed espulsi. Merda! Il tonno è rimasto nella scatoletta, ci hanno dato il contentino di cambiare qualche goccia di olio rancido ma il tonno è sempre lì. Siamo stati rivoluzionari per qualche settimana, incomprensibili per qualche mese, preoccupanti per qualche semestre. Poi la sottomissione alle regole, il timore di venir criticati, la scelta di essere per bene e di comportarsi da persone per bene. Ma loro NON sono per bene, loro sguazzano nel male, nella corruzione, nelle ruberie e nel disprezzo della gente, dei cittadini e della legalità Sono amareggiato perchè abbiamo perso la spinta, abbiamo perso la speranza degli esclusi, la convinzione che per cambiare bisogna ripartire e rivoltare tutto, tutti ed il Paese intero. In fondo al tunnel non c'è luce, c'è il buio che ancora avvolgerà gli onesti, i normali e gli esclusi".

Quindi lo sfogo: "Sono amareggiato, disilluso e, temo, tradito. E poi sono infastidito dalla sudditanza tecnica e linguistica che abbiamo adottato. Ho visto il manifestino che annuncia la prossima manifestazione di Verona, ho letto di activism, di call to action, di sharing, di learning e di open day. Ecco, questo manifestino di Verona mi resuscita il vaffanculo, questo rivolto agli appassionati di english language and usage".

Poi in un altro post si dice "soddiscatto" per il dibattito suscitato dalle sue parole. E aggiunge: "Per essere appena più chiaro, credo che chi non va a votare non siano i vecchi imbecilli.

Chi non va a votare sono quei milioni di concittadini che sono più incazzati di noi e quelli dobbiamo convincere, in camicia col colletto aperto o in giacca e cravatta. Il fatto che io sia il padre del Diba è un dettaglio della storia (citazione da...non ve lo dico)".

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