Si complica il pasticcio dei rimborsi L'ipotesi: azioni in cambio del debito

L'esecutivo cerca di tenere buoni i risparmiatori ma si è incartato Domani nuovo summit per uscire dall'impasse. L'incognita Bruxelles

Si complica il pasticcio dei rimborsi L'ipotesi: azioni in cambio del debito

Gian Maria De FrancescoRoma Delusi i risparmiatori, deluse le autorità competenti e deluso pure il governo. La norma, inserita in Stabilità, che apre a un ristoro parziale degli obbligazionisti subordinati delle quattro banche salvate è in attesa dei decreti attuativi. Domani è prevista una nuova riunione fra ministero dell'Economia, l'Authority anti-corruzione (che si occupa degli arbitrati), Bankitalia e Consob. Per rasserenare gli animi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti ha affermato che «in linea di principio non è da escludere l'ipotesi» di rimborsi totali in alcuni casi. Tenendo aperta la possibilità di convertire parzialmente il debito in azioni.Si tratta di una mossa per superare un impasse che, giorno dopo giorno, è sempre più evidente. Un pasticcio, vale la pena ricordarlo, nel quale il governo di Renzi e Padoan si è ficcato da solo. In primis, sbagliando tempi e modi della trattativa con Bruxelles e subendo il penalizzante bail in per le quattro banche territoriali (Banca Marche, Banca Etruria, Carife e Carichieti). Poi, inserendo intempestivamente un comma ad hoc in Stabilità senza la necessaria riflessione. Si è stabilito, infatti un tetto di 100 milioni da «prelevare» dal vecchio Fondo interbancario di tutela dei depositi (dunque interamente a carico del sistema bancario) e di definire solo successivamente i criteri per accedere al beneficio.La fretta è stata cattiva consigliera. L'azzeramento dei subordinati vale circa 330 milioni e ha coinvolto oltre 10.500 risparmiatori. L'idea di base, infatti, era «indennizzare» i circa 1.500 clienti con patrimonio inferiore a 100mila euro e concentrazione degli investimenti sui subordinati superiore al 50% del totale. In questo modo, Renzi ha aperto due nuovi fronti che complicano il quadro anziché semplificarlo. In primo luogo, la Commissione Ue avrà da ridire in ogni caso perché lo Stato, ancorché non intervenendo finanziariamente, farà da regista in un'operazione che interviene sul recepimento di una direttiva europea. In seconda istanza, in base a questo schema, si apre una questione di legittimità costituzionale perché, comunque la si metta, saranno discriminati coloro con patrimonio inferiore a 100mila euro ma con concentrazione sui subordinati inferiore al 30% (8mila clienti coinvolti per 208 milioni) e quelli che, sebbene godano di una maggiore ricchezza, abbiano investito cospicuamente in titoli sottoposti al bail in. Sono mille persone che hanno perso 27 milioni.I risparmiatori riuniti sotto l'ombrello dell'associazione «Vittime del Salva-banche», infatti, si aspettavano un intervento su base volontaria degli istituti.

O quanto meno che eventuali plusvalenze sulla cessione dei crediti incagliati (finiti nella bad bank unica e svalutati al 17% del loro ammontare totale) potessero utilizzarsi per i rimborsi. Quello che si è capito in questi giorni di incontri, riunioni frenetiche e contatti telefonici è che non si può muovere foglia che Bruxelles (e Berlino) non voglia. Ma tutto questo Matteo Renzi lo sa benissimo.

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