Sindaco "giubilato" Arriva da Milano il nuovo re di Roma

Le dimissioni di massa dei consiglieri fanno cadere Ignazio. Il prefetto Tronca nominato commissario. Ma il Pd resta nel caos E il nome da candidare ancora non c'è

Sindaco "giubilato" Arriva da Milano il nuovo re di Roma

Roma - Arriva da Milano il nuovo «re di Roma». Dopo la sanguinosa caduta di Marino per mano del Pd, il primo colpo di scena è nella scelta del commissario che guiderà il Campidoglio fino alle prossime elezioni, con il Giubileo già alle porte. È Francesco Paolo Tronca, prefetto di Milano, l'uomo scelto dall'omologo romano Franco Gabrielli per prendere le redini lasciate da Marino. «Orgoglioso e felice per la fiducia accordatami», le sue prime parole. La scelta fa subito pensare alle parole del presidente dell'Anticorruzione Raffaele Cantone, che due giorni fa aveva dato al capoluogo lombardo la patente di «capitale morale», aggiungendo che Roma «non ha gli anticorpi». «Scelto perché il Giubileo funzioni come l'Expo», l'annotazione del ministro dell'Interno Angelino Alfano.

Si chiude così il caso Roma, una farsa politica risolta solo grazie a un bagno di sangue, con le 26 coltellate, «lame amiche», che fanno cadere Marino. Lasciando una profonda ferita aperta, il Pd confuso e infelice e la base perplessa e arrabbiata. I dem hanno infatti scelto la strada più rapida e violenta per defenestrare Marino, nel giorno in cui sui giornali viene confermato che l'ormai ex sindaco è indagato sia per la vicenda scontrini che per l'inchiesta sulla sua onlus. Il presidente e commissario romano del Pd, Matteo Orfini, convoca i consiglieri comunali della maggioranza per «contare» le dimissioni. Ne servono 25 per rovesciare Marino. Arrivano alla spicciolata, fendendo il muro dei cronisti, proprio mentre davanti al capannello passa, in auto, il «marziano» di ritorno dall'Auditorium, e nessuno ha voglia di parlare. Più loquace l'opposizione, essenziale perché il blitz vada a buon fine. Ed è un consigliere di Ncd, Roberto Cantiani, che alle 16.30 annuncia che a dimettersi saranno in 26. Oltre ai 19 del Pd, altri due esponenti della maggioranza voltano le spalle al sindaco, uno del Centro Democratico e una consigliera della Lista Marino. A loro si uniscono dall'opposizione oltre a Cantiani, Alfio Marchini e Alessandro Onorato per la lista Marchini e i «fittiani» Ignazio Cozzoli e Francesca Barbato. Dimissioni «indipendenti» per i consiglieri di Fdi Fabrizio Ghera e Lavinia Mennuni e, nel gruppo Misto, per il salviniano Marco Pomarici e per Alessandro Cochi. Il passo d'addio arriva dunque in Campidoglio dove alle 18 viene certificata la decadenza della giunta - già decimata - e del sindaco. Ultimo a firmare, Alfio Marchini: «Ora ragioniamo sul futuro di Roma: nessuno che la ami veramente può essere allegro».

Marino intanto riversa commenti e veleni nell'ultima conferenza stampa: «Chi mi ha accoltellato ha 26 nomi e cognomi, ma un unico mandante». Renzi, ospite di Vespa, replica a distanza: «Marino non è vittima di una congiura di palazzo, è un sindaco che ha perso contatto con la sua città». Anche Orfini, a Otto e Mezzo , smentisce le verità del sindaco, rivendicando di averlo a lungo appoggiato: «Ho fatto di tutto, Marino ha detto ancora una bugia».

La ferita sanguina, ma il braccio di ferro imposto da Renzi è finito. L'emergenza alle porte ora è il Giubileo. E il focus si sposta sul nuovo commissario, atteso da un compito gravoso. «Con Renzi abbiamo parlato di ciò che dobbiamo fare da domani per risolvere i problemi dei romani», spiega Orfini.

Ma intanto, all'orizzonte, c'è una seconda «rogna» per il Pd a picco nei

sondaggi. Trovare il candidato per il Campidoglio quando si tornerà a votare. Orfini ha chiuso la porta a Marchini e a Beatrice Lorenzin: «Non sono opzioni. Faremo le primarie». E chissà se Marino ci ha già fatto un pensiero.

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