Il sindaco Pd si autosospende Così ha manomesso i computer

Uggetti interrogato in cella decide di collaborare con la procura. Il legale: «Ha sempre agito per l'interesse pubblico». Ma ora spuntano nuove prove sulla distruzione dei file

Il paradosso è che l'inquinamento delle prove pare essere più grave dello stesso reato. Il sindaco di Lodi Simone Uggetti si è tradito con le proprie mani un mese fa, quando ha scoperto l'inchiesta che lo riguardava e ha cercato di distruggere in modo maldestro le prove del misfatto. Per questo è in carcere e la sua vicenda tiene banco sulle prime pagine dei giornali. Per questo ora corre ai ripari e nel carcere di San Vittore sposa in pieno la linea della collaborazione. Risponde alle domande del gip di Lodi, arrivato a Milano per l'interrogatorio di garanzia, ricostruisce i dettagli dell'operazione incriminata, un bando di gara per la gestione di due piscine comunali, insomma butta acqua sul fuoco di un'indagine che ha avuto un clamore persino superiore ai fatti contestati.

Ormai la frittata è fatta, l'immagine compromessa, la carriera politica, salvo improbabili colpi di scena, ai titoli di coda. Ma un conto sono le ambizioni di un primo cittadino di scuola renziana, considerato emergente fino a 48 ore fa, altra cosa le responsabilità sul piano penale. E allora Uggetti capisce che le ammissioni, le spiegazioni, la disponibilità ad affrontare nuovi interrogatori, sono le carte da giocare per limitare i danni, recuperare in fretta la libertà, sperare in una conclusione soft della vicenda.

«Il mio cliente - spiega ala fine l'avvocato Pietro Gabriele Roveda - ha parlato per chiarire la sua posizione, l'obiettivo per lui è collaborare e fornire tutti gli elementi che lo aiutino ad uscire da questa vicenda». L'accusa è quella di turbativa d'asta a proposito della gara per la gestione di due piscine estive. Uggetti avrebbe confezionato un bando ad hoc per favorire lo Sporting Lodi e per questo avrebbe brigato con l'avvocato Cristiano Marini, pure finito in carcere.

Di per sé la storia è una pagliuzza, un rivolo nel fiume senza sponde delle tangenti italiane, ma poi ci sono quelle frasi colte in tempo reale dagli investigatori il 6 aprile scorso. Uggetti intuisce l'accerchiamento e perde lucidità. Chiama Marini e pronuncia parole sciagurate: «Estrai tutti i documenti e formatti».

Un autogol che lo porta dritto in cella. Anche se la base d'asta è esigua: 5mila euro. Un disastro e ora lui cerca di risalire la china. Alla fine si tratta di uno scivolone imbarazzante e inaccettabile ma pur sempre circoscritto, almeno fino a prova contraria. Dunque si dice «provato» e apre alla procura ma nello stesso tempo cerca di accreditare l'immagine di un amministratore parco: «Ha sempre agito - aggiunge Roveda - cercando di salvaguardare gli equilibri di bilancio e più in generale l'interesse pubblico». Insomma, Uggetti avrà pure favorito la cordata amica, ma voleva anche contenere le spese della macchina comunale. Ora si autosospende due volte: da sindaco e dal Pd. E con quella mossa, da interpretare come una resa, già passa alla fase successiva: la richiesta di revoca del carcere, sostituendolo con i domiciliari, o meglio ancora, l'obbligo di firma. Sulla stessa lunghezza d'onda si colloca anche Marini che col gip mette le mani avanti: «Nessun tornaconto personale».

E però emergono nuove prove delle manomissioni: alcuni hard disk dei computer del Comune di Lodi sono stati sostituiti. Gli investigatori hanno ritrovato gli originali, spostati altrove. E hanno messo sotto inchiesta un terzo personaggio, l'imprenditore Luigi Pasquini, procuratore speciale di Sporting Lodi.

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