Sinistra in crisi di nervi Scambio al veleno tra Orlando e Pisapia

Fatica a decollare il dialogo tra il Pd e Mdp Il ministro all'ex sindaco: serve più coraggio

Sinistra in crisi di nervi Scambio al veleno tra Orlando e Pisapia

Pasquale Napolitano

Roma Lo scontro tra Pisapia e Orlando avvelena il campo largo del centrosinistra. Il leader di Campo progressista apre all'ipotesi di un nuovo Ulivo ma pone due condizioni, che rischiano di far abortire subito la nuova alleanza: ius soli e stop al listone unico. L'ex sindaco di Milano, in un messaggio spedito ad Andrea Orlando che ieri, a Roma, presentava ufficialmente Dems, l'associazione politico culturale della sua area, prova a sganciarsi da Matteo Renzi e dalla vocazione maggioritaria del Pd, riaprendo la partita per la costruzione di una coalizione larga di centrosinistra. Pisapia, nel testo recapitato agli orlandiani, apre timidamente, le porte a una prospettiva di centrosinistra: «Anche noi stiamo lavorando a un nuovo campo largo e inclusivo e tengo a dirvi che le porte di questo progetto politico sono spalancate a tutti coloro che hanno a cuore la ricostruzione del campo democratico e progressista. Mentre molti dividono ed escludono, continuo a pensare che si possa uscire dalle difficoltà soltanto insieme, mai da soli».

Uno spiraglio soffocato immediatamente, dopo le prime polemiche. Il nuovo asse tra Orlando e Pisapia si spezza, infatti, in serata. Il ministro della Giustizia non apprezza l'appoggio troppo timido di Pisapia e rilancia, chiedendo maggiore coraggio: «Basta recriminazioni e rancori e a Pisapia chiedo più coraggio, ora è il momento di costruire una prospettiva politica, è il momento di dividere il campo tra chi vuole in centrosinistra e chi non lo vuole nel Pd e dentro la sinistra». Le parole del Guardasigilli costringono l'ex sindaco di Milano alla replica: «Noi stiamo lavorando da un anno e mezzo per un centrosinistra di governo. Orlando è rimasto indietro. Forse lui non ha avuto coraggio di fare scelte al momento giusto». Chi invece nel Pd accoglie positivamente l'apertura di Pisapia è il ministro Dario Franceschini: «Anche la discussione di oggi tra Orlando e Pisapia dimostra che il tema delle alleanze e dei rapporti possibili tra le diverse forze che hanno costituito la maggioranza di governo negli ultimi quattro anni, è ineludibile e precede, non segue, a mio avviso, le scelte sui modelli di legge elettorale». Ma il passaggio più incisivo del Pispaia day è l'archiviazione dell'uomo solo al comando: «Non basta la retorica dell'autosufficienza né un leader solo al comando a convincere gli italiani che tutto va bene».

Nelle parole dell'ex sindaco si consuma il primo vero strappo con Matteo Renzi. Nei fatti, però, quella di Pisapia non è un'apertura in bianco: l'avvocato milanese pone subito le sue condizioni, rilanciate in serata a Milano al teatro Parenti dove partecipa all'iniziativa Officine a confronto. La prima è l'approvazione dell'ius soli: «Bisogna fare tutto il possibile, e ripeto tutto il possibile, per procedere con l'approvazione dello ius soli». La seconda è il no chiaro al listone unico. Sulla legge elettorale, l'ex sindaco si dichiara favorevole al Mattarellum ma si dice pronto «a sfidare il Pd se la legge non sarà modifica». Due condizioni che, inevitabilmente, allontanano dal centrosinistra, immaginato da Pisapia, le forze moderate. Angelino Alfano, dalla festa di Ap a Limatola, chiude il discorso sullo ius soli.

E anche il ministro Carlo Calenda, altro invitato assente alla convention degli orlandiani a Roma, liquida la partita su diritto di cittadinanza ai figli di immigrati, appoggiando, invece, nel messaggio inviato al ministro della Giustizia, la linea di un campo largo sull'esperienza del governo Gentiloni. Tre ricette diverse per un centrosinistra che appare già defunto.

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