I l giorno dopo la definitiva assoluzione della Cassazione per il processo Ruby, Silvio Berlusconi ringrazia i magistrati «che hanno fatto il loro dovere senza farsi condizionare dalle pressioni mediatiche e dagli interessi di parte». I suoi legali, Franco Coppi, Piero Longo, Niccolò Ghedini e Filippo Dinacci, esprimono soddisfazione per la «grande vittoria» e respingono ogni polemica, parlando di «serenità» ritrovata.
Ma c'è chi alle polemiche non rinuncia, non accetta la conferma della sentenza d'appello, perché il leader azzurro non ha concusso nessuno alla questura di Milano per aiutare la giovane marocchina la sera del 2010, né conosceva la minore età della ragazza quando partecipava alle feste di Arcore. La Cassazione, per costoro, ha «salvato» Berlusconi, come scrive La Repubblica .
E chi l'avrebbe salvato, poi? Un collegio composto da stimati magistrati, esperti della materia e non certo di simpatie berlusconiane se, quasi al completo, sono come sono appartenenti alle correnti di sinistra di Area. Avrebbe dato una mano al Cavaliere il presidente della sesta sezione penale, quel Nicola Milo che nel 2013 è stato relatore alle sezioni unite proprio sulla legge Severino anticorruzione? Piuttosto, non poteva contraddire se stesso, avendone studiato l'interpretazione autentica e fissato i paletti che hanno determinato l'assoluzione in appello e che soprattutto Coppi in udienza ha dimostrato escludessero una situazione come quella della telefonata di Berlusconi in questura. Quanto al relatore Orlando Villoni, che in udienza ha ricostruito i fatti e le motivazioni delle due sentenze (in primo grado, condanna a 7 anni), lo indicano come un esponente di punta di Magistratura democratica. Idem per un altro esperto della legge Severino, Giorgio Fidelbo, vice direttore del Massimario. Di Area sarebbero anche gli altri due membri del collegio, l'esperto di diritto europeo Gaetano De Amicis e Stefano Mogini, già capo di gabinetto dell'ex Guardasigilli Clemente Mastella, dopo una lunga esperienza all'estero. Pure il sostituto Pg Eduardo Scardaccione, che al processo ha sostenuto con veemenza l'accusa è di Md. D'altronde, la Cassazione è la più «rossa» di tutti.
Berlusconi e i suoi avvocati si sono trovati di fronte una corte e un pm certo non propensi a fare sconti. Ecco perché appare più piena e convincente l'assoluzione arrivata dopo una lunghissima discussione, in cui probabilmente il confronto è stato serrato e ogni virgola vista al microscopio. «Quello che in altri Paesi sarebbe scontato - dice Berlusconi, nel suo grazie alle toghe - in Italia è una prova di coraggio e di indipendenza che merita rispetto e ammirazione». Coppi sottolinea: «Si è trattato di una sentenza meditata, come testimonia la camera di consiglio durata 9 ore».
Nel segreto delle porte chiuse fino a mezzanotte si può ipotizzare che i giudici si siano divisi, che abbiano mediato per cercare una linea quanto più condivisa possibile, ma anche che il contesto politico-giudiziario abbia pesato, suggerendo grande attenzione e cautela. I legali del leader di Fi parlano di «un lungo processo, tanto penoso per il presidente Berlusconi quanto impegnativo per gli avvocati» e criticano l'«originale e azzardato impianto accusatorio». Ma Coppi aggiunge che «la decisione dei giudici cancella qualsiasi discussione, comprese quelle che si erano sviluppate dopo le dimissioni del presidente della Corte di Appello».
Ricorda un fatto che poteva condizionare molto gli ermellini: il gesto clamoroso e per alcuni scorretto di Enrico Tranfa, che ha lasciato la magistratura (con qualche mese d'anticipo) per manifestare il suo «personale dissenso» dalla maggioranza del collegio. Eppure, quella sentenza era inattaccabile ha detto ora la Cassazione e forse il vero sconfitto, più dei pm, è proprio quel giudice milanese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.