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Soldi in cambio di favori: trema la Clinton

Istituzioni e governi stranieri avrebbero pagato laute parcelle alla Fondazione di famiglia in cambio di aiuti

Soldi in cambio di favori: trema la Clinton

È sempre stato chiaro, fin dalle prime avvisaglie di una corsa presidenziale: il punto debole di Hillary Clinton è il suo troppo passato. Abituiamoci agli scandali che fino al 2016 colpiranno la sua campagna. Il primo potenziale terremoto dall'annuncio della sua candidatura arriva sotto forma di libro. Clinton Cash: The Untold Story of How and Why Foreign Governments and Businesses Helped Make Bill and Hillary Rich , del giornalista conservatore Peter Schweizer, è un'inchiesta di 186 pagine sulle entrate della Fondazione Clinton, nata nel 2001 come associazione filantropica di una delle dinastie più radicate della politica americana. Uscirà il 5 maggio, ma le sue onde d'urto si stanno già facendo sentire visto che l'editore, HarperCollins, ha garantito ai giornaloni - il New York Times e il Washington Post - e all'emittente Fox News di poter visionare una copia prima del lancio ufficiale.

Il libro vuole raccontare qualcosa su cui da tempo indaga la stampa americana, un dossier scomodo che da mesi rischiava d'emergere con l'avvio della campagna presidenziale: secondo il suo autore, governi e istituzioni stranieri avrebbero donato alla Fondazione Clinton o pagato sontuose parcelle per i discorsi dell'ex presidente Bill Clinton in cambio di favori da parte del Dipartimento di Stato durante l'era in cui a guidarlo c'era Hillary, dal 2009 al 2013. Il New York Times ieri raccontava la vendita da 610 milioni di dollari del 51% della società di estrazione di uranio Uranium One alla Rosatom, agenzia nucleare russa, approvato nel 2010 da un comitato federale di cui faceva parte il Dipartimento di Stato di Hillary. Tra il 2008 e il 2010, un progetto della Fondazione Clinton ha ricevuto 2,35 milioni di dollari da dalla Fernwood Foundation, controllata da una persona che prima della vendita era il presidente di Uranium One. Quanto basta per destare sospetti e critiche repubblicane. Il candidato del Grand Old Party Rand Paul ha parlato di «notizie importanti» capaci di «scioccare» l'elettorato e portarlo lontano da Hillary Clinton. Non è d'accordo il giornalista del New Yorker John Cassidy, secondo cui «la caccia alle streghe» potrebbe alla lunga favorire la democratica.

Eppure, i dettagli controversi sono destinati a crescere. Secondo il Washington Post , che ha condotto un'inchiesta separata dal libro di Schweizer, tra le 429 organizzazioni che dal 2001 al 2013 hanno pagato per i discorsi di Bill Clinton circa 100 milioni di dollari, 67 erano donatrici della Fondazione di famiglia: avrebbero versato circa 26 milioni. E se l'Amministrazione Obama ha chiesto fin dai giorni dell'entrata al Dipartimento di Stato di Hillary di rendere pubblici i dati delle donazioni, nulla appare sul sito della transazione legata all'uranio.

Per evitare di fomentare nuove polemiche, Hillary si è dimessa dalla Fondazione subito dopo l'annuncio della sua corsa presidenziale. Le regole interne sono cambiate e alcuni Paesi mediorientali e la Russia non possono donare alle casse già colme dell'associazione filantropica.

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