Allarme rosso nei 5S. Cifra horror: mai così in basso

La nuova rilevazione di Swg per La7 certifica la crisi del Movimento. Lontani i tempi del 32%

Allarme rosso nei 5S. Cifra horror: mai così in basso
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Il Movimento 5 stelle continua ad andare a fondo, in una corsa verso il basso che sembra ormai inarrestabile. Dall'exploit alle Politiche del 2018, quando i grillini ottennero il 32,6%, sembra passata un'era geologica. A confermarlo è l'ultimo sondaggio Swg per La7, secondo cui il M5S oggi è fermo al 12,8%, suo minimo storico, in flessione anche rispetto a una settimana fa (13,3%).

Percentuali che, proiettate alle elezioni del prossimo anno, non fanno certo dormire sonni tranquilli al presidente sospeso Giuseppe Conte e al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, i quali, peraltro, non sembrano avere alcuna intenzione di mettere fine alla loro guerra personale per accorrere al capezzale di un Movimento in crisi.

Il 12% attribuito da Swg, se confermato nelle urne, determinerebbe un bagno di sangue per i 5 stelle, oggi partito di maggioranza relativa in Parlamento: gran parte dei deputati e senatori grillini, anche per effetto del taglio delle poltrone voluto da loro stessi, rimarrebbero a casa, non rieletti.

Sembrano insomma lontanissimi i tempi in cui il M5S era l'interlocutore necessario per qualsiasi alleanza di Governo. Di Maio&co., infatti, sono stati soci di maggioranza in tutti i governi di questa legislatura: nei Conte 1 e 2 – prima con la Lega e dopo con il Pd – e in quello di unità nazionale presieduto da Mario Draghi.

In quattro anni di gestione del potere, tuttavia, la creatura di Grillo ha perso ben 20 punti percentuali. Un crollo che ha diverse ragioni, tra cui la inesorabile trasformazione genetica di un movimento che voleva aprire il Parlamento come una «scatola di tonno» e che si è via via trasformato in un partito di potere, nel quale i grillini duri e puri – tipo Alessandro Di Battista, che infatti ha preso altre strade – non si riconoscono più.

Ma sulla flessione pesa anche il modo per niente lineare in cui, meno di un mese fa, Conte ha gestito le trattative per l'elezione del presidente della Repubblica, momento a partire dal quale è scoppiato in tutta la sua virulenza lo scontro con Di Maio. Da ultimo, non ha certo aumentato l'appeal del M5S la decisione del Tribunale di Napoli, che ha accolto il ricorso di alcuni attivisti e ordinato la sospensione delle votazioni con cui, nell'agosto dello scorso anno, era stato modificato lo Statuto, decretando quindi la decadenza di Conte.

Ora il Movimento è tornato completamente nelle mani di Grillo, il Garante e fondatore che

sta cercando di rimettere insieme i pezzi della sua creatura e di pacificare un partito sempre più vittima delle sue correnti – la cui esistenza non è consentita dallo Statuto – e dello scontro perenne tra Conte e Di Maio.

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