Della serie: la solitudine dei numeri due. Si aggira quasi solingo, l'ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy. Ogni leader, quando si muove nelle immense sale del palazzo dei congressi di Madrid, si porta dietro una folla di persone: europarlamentari, delegati nazionali, ospiti, giornalisti. Succede così col premier spagnolo Mariano Rajoy, con la cancelliera tedesca Angela Merkel, con gli altri capi di Stato presenti ma anche con i capi dei partiti d'opposizione, Berlusconi incluso, of course . I leader camminano sempre in mezzo a fiumi di persone. Sarkozy in mezzo a un rivolo di una mezza dozzina di fedelissimi. Punto. È lontano mille miglia da quando trasudava grandeur e supponenza con il mento per aria e guardando tutti dall'alto in basso nonostante non sia mai stato una pertica. Ora è mesto, triste, grigio. Scivola quasi anonimo in mezzo agli altri e, quando di prima mattina varca la porta del palazzo Congressi in concomitanza con Berlusconi, rischia quasi l'incontro-scontro con il suo rivale. Soltanto che il Cavaliere è travolto dai suoi e dai cameramen di mezzo mondo mentre Sarko è accompagnato dai suoi due o tre collaboratori. Rischiano di prendere l'ascensore assieme ma poi Sarkozy ripiega e sceglie le scale mobili per salire al piano nobile del Congresso. Non se lo fila più nessuno. « Sic transit gloria mundi... » (Come sono effimere le cose del mondo, ndr) è il commento di Maurizio Gasparri che aggiunge «C'è poco da fare, Berlusconi resta una star. Basta vedere l'accoglienza che lo contraddistingue sempre, comunque e ovunque. Sarkozy? Beh... Poca roba. Ma François Hollande è talmente scarso che l'ex capo dell'Eliseo potrebbe risalire la china». Per ora, però, è in fondo.
E quando poi, Sarko, siede in mezzo alla sala a sentire gli interventi degli altri europopolari ed è costretto ad assistere all'abbuffata d'affetto che travolge l'ex premier italiano, seduto quattro poltrone alla sua destra, china la testa, tormenta il suo telefonino, rosica, fa le smorfie. Tutt'altre smorfie rispetto a quelle del 23 ottobre 2011 quando, assieme ad Angela Merkel, in modo plateale sfoderava il più sprezzante e ironico sorrisino alla volta del nostro Paese prima ancora che nei confronti del premier Berlusconi. Allora si sfiorò l'incidente diplomatico e tutti andarono all'attacco del capo dell'Eliseo, Antonio Di Pietro incluso che proprio amico di Berlusconi non è mai stato.
La ruota gira e adesso l'ex presidente francese è nell'ombra e particolarmente in imbarazzo: è sparita la baldanza con cui trascinò tutti in una scellerata guerra alla Libia e se, oggi, i grandi d'Europa stanno sudando sette camicie per risolvere il caos immigrazione lo devono soprattutto a lui. Merci monsieur Sarko : perché se adesso in Libia sventola la bandiera nera dell'Isis e da lì partono i barconi della morte uno dei maggiori responsabili è proprio lui.
Lui, che si rifiutò di stringere la mano a Berlusconi, ora paga secondo la legge del contrappasso. E quando parla al congresso di Madrid viene applaudito ma tiepido tiepido. Mentre per il primo ministro ungherese Viktor Orban sono ovazioni. E Sarko rosica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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